lunedì 1 agosto 2022

RESURREZIONE di Verdiana Raw

Queste gambe d'argilla

al suono del corriere,
qui le lascerò. 

Risurrezione!

Lasagna e mele succulente,
nessun pasto 
io tralascero'.
Io 
e te,
 piccolo futuro implume.
Difformi e simili
ci aspetta un faccia a faccia.

Ritornerò
 d'ebano o diafana:
cogliere  fiori,
questo  io farò. 

Gira gira
 stella nera
rotolando fino al fosso...
Stai nascosta,
attendi invano
che di me 
ti resti l'osso.

Mangerò cervello fritto:
solo per la colazione!
L'ho deciso, 
qui per tutti
è un giorno di

RESURREZIONE

domenica 31 luglio 2022

INGANNI, COMETE E COMPLEANNI di Virginia Puccianti

 


MEADOW BLUE SANA SANA di Cecille Cafca Burns





 MEADOW BLUE - Play here




SANA SANA- Play here

THE CRADLE OF LIFE di Francesco Barilli

Dal mito primordiale della Grande Madre alla simbologia legata alle divinità femminili nel bacino del Mediterraneo e nel medio Oriente, viene celebrato dall’essere umano il ciclo di nascita-maturità-vecchiaia-morte-rigenerazione, che caratterizza sia le vite umane sia i cicli naturali e cosmici. Il grembo materno, la culla della vita è un elemento ancestrale di mediazione tra il mondo umano e quello divino. I rituali in onore delle Dee femminili in età neolitica, nell’antico Regno di Israele e nel mondo greco romano -le raffigurazioni delle "veneri steatopigie", le installazioni sacre di Asherah, i cerimoniali misterici dedicati a Gea, Demetra e Persefone- segnano il volgere delle stagioni, ma anche la domanda universale degli esseri umani di rinascere, secondo il ciclo naturale di fertilità che vede il seme rinascere dalla terra.

 

Oggi la dea Madre ha il volto di donne comuni, di differenti età, che hanno attraversato o stanno per provare l’esperienza di partorire un figlio. Lavoratrici, migranti, mogli o donne o singole: aldilà di quanto codificato a livello sociale e personale in una società strutturata e moderna, delle tecnologie, delle regole, i rituali legati alla fertilità restano immutati nel tempo. Il corpo e la psiche cambiano per preparare l’arrivo di una nuova vita, dal nulla si genera un nuovo essere che deve essere accolto e protetto: uno scambio di sangue, fluidi e caratteri che attraversano la Madre e raggiungono la sua creatura. Questo passaggio lascia segni, visibili e invisibili che portano a un mutamento nel fisico e nell’esperienza della Madre, rendendola essa stessa protagonista e partecipe del ciclo della vita.

MI PARLAVA di Monica Capomonte

Mi parlava delle stelle

E mi guardava le tette

Passò una cometa

E mi guardava i bordi della gonna

 

Iniziò a raccontare di sé, di quello che voleva dalla vita

E intanto mi aveva messo una gamba sulla coscia

Poesie, sospiri, baci leggeri

Era eccitato, sentivo le sue dita ficcarsi intorno, là sotto.

 

Oggi passo davanti a lui. Mi marito legge su internet qualche notizia di sport

“Amò, hai visto che stelle, stasera?”

Niente, continua a leggere.

“Amò, guarda, ci sta pure una stella cadente”

 

Mi allunga una mano sulle chiappe.

Mi ama ancora.


SPLASH! SPROFONDO DENTRO UNA TAZZA DI CAFFÈ di Chiara Macinai




immergo la mia volontà nella oscura  necessaria coscienza

 

senza fondo scruto con attenzione le sfumature color liquirizia

 

 

amaro respiro di quella stagione in cui interrogarsi costa sacrificio

 

cerchi oleosi si addensano sul fondo lasciando tracce di future previsioni

 

 

 

stillo dal bordo un sorso alla volta mi sento vigile e attenta

 

i pensieri si fanno rarefatti la lucidità sfugge al patibolo

 

 

siamo arrivati al fondo, rigoli di presagi disegnano il destino.

APPARIZIONI di Andrea Mitri

Per il trentesimo compleanno di nostra madre, nostro padre le aveva regalato una cometa.

Ma noi non lo sapevamo.

In primis perché nostro padre se ne andò in Sudamerica quando mia sorella gemella ed io avevamo tre anni; secondariamente perché mia madre tenne segreta la cosa fino alla mattina del 7 aprile 2006, quando dopo averci messo al corrente della cosa disse:

- Il 10 aprile passa per la prima volta a distanza visibile. Poi ci vorranno altri 35 anni. Ma io questa soddisfazione a quel bastardo non gliela darò –

Morì la notte successiva ed io e mia sorella rimanemmo a lungo a pensare se seppellirla il giorno della apparizione della cometa sarebbe stato un gesto di riconciliazione familiare o una negazione delle volontà separatiste di una donna che, per quanto ne sapevamo, non si era più mescolata ad un altro uomo.

Alla fine propendemmo per l’ipotesi della riconciliazione convinti che sarebbe stato importante per lei il non avere strascichi, nel caso la reincarnazione delle anime non fosse una ipotesi tra le altre ma una certezza nel tempo prossimo a venire acquisita.

Ci pareva bello poi, che nel momento esatto in cui avremmo seppellito le sue ceneri nel giardino di casa la cometa potesse apparire ed in qualche modo, scientificamente non dimostrabile, illuminare tutta la scena.

Il 9 aprile passammo buona parte del giorno a naso in sù in direzione est, da dove secondo gli appunti lasciati da mio padre dietro il certificato di possesso, avrebbe dovuto apparire la scia luminosa. Verso sera ci sembrò di percepire dei movimenti nell’area prestabilita: ma fu un falso allarme.

Il fatto era che per quanto avessimo cercato su libri, riviste di settore ed internet, non vi era traccia del possibile passaggio di FT70123, la cometa che, da certificato, mio padre aveva regalato a mia madre.

Possedevamo niente più che un pezzo di carta con il timbro Agenzia Aerospaziale Italiana rilasciato in data 10 giugno 1972 da un non meglio identificato ufficio sito in Via Curtatone e Montanara 12 a Frosinone, dove ora risultava esserci la sede di uno studio di avvocati.

Della cometa non apparve traccia nemmeno la notte, quando per leggi della fisica assodate, sarebbe risultata perlomeno più visibile, pur se confusa in mezzo a tutte le altre stelle a brillare nel cielo.

Ci rassegnammo perciò a seppellire le ceneri di nostra madre il mattino del 10 aprile alle ore 11, quando al di sopra delle nostre teste l’unica cosa che si muoveva erano due merli che dovevano aver figliato in zona.

Fu nel momento preciso in cui cominciammo a ricoprire l’urna di terra che ci accorgemmo di quell’uomo al cancello, vestito di nero con una cravatta gialla, i capelli bianchi leggermente lunghi ed una cometa stilizzata di cartone colorato d’argento tra le braccia.

E mentre mia sorella scoppiava in singulti che si muovevano nel territorio tra il pianto ed il riso, a me riusciva solo di pensare che se quello era mio padre, per qualche motivo da comprendere prossimamente mia madre gli aveva voluto bene.

E forse, col tempo, avrei dovuto volergli bene anch’io.