lunedì 17 settembre 2018

ANAMNESI PRIMA di Narciso Fenice Ramparti


Quanti anni hai? Tre. Lo faccio colle dita: tre. Dov'è la mamma? Adesso non c'è, siamo a scuola. Al nido piangevo, ora no, sono grande, sono tre. Simone ha ancora paura del buio. Anche io ma non lo dico. Fate un disegno: disegno il mio papà. Mi sta venendo benissimo. Andiamo in giardino. Facciamo una buca e la riempiamo d'acqua. Poi mestiamo nel fango: io immagino di essere una formica e di precipitare nell'abisso melmoso. Torniamo dentro inzaccherati. La maestra Paola ci sgrida e ci fa preparare per uscire; in giardino spiega a una mamma come si arriva in via Palazzo dei Diavoli, che non ho mai sentito nominare. Viene a prendermi la Rita. Abbiamo comprato la schiacciata. Bona! Attraversiamo la strada. Dammi la mano, anche te devi farti i capelli. Io sono tre. Guardo Ken Falco. La Rita prepara da mangiare. Mangio.

Sono grande, sono cinque. Siccome siete stati buoni, potete giocare col pongo. Costruiamo dei mostri. Però qualcuno deve fare il cattivo e lasciarselo distruggere. Lo fa Gabri, perché è il più buono. Lo faccio io il cattivo, dice. È ancora quattro, ma è molto intelligente. Siamo grandi all'asilo: possiamo decidere di giocare a nascondino. Mi nascondo con Massimiliano dietro una fila di giubbotti appesi. Euforici, ci accovacciamo e nel mentre mi cago adosso. Fine del divertimento, inizio di una tragica dissimulazione. Credevo che cose del genere non accadessero più, adesso che sono grande. E invece rieccoci daccapo. Non provo neanche a correre quando Gigi ci sorprende e ci fa bomba. In classe vengo pubblicamente scuccato e chiamano mia sorella che viene a lavarmi le terga nel lavandino del bagno, mentre tutti mi guardano.

Ho sentito parlare di voi, siete quelli che vi comportavate male all'asilo. Quelli venuti da Pollenzano. Che facevate urlare la Gloria. Ma io me ne fotto, mi leggo i miei barbapapà, voi non esistete. Coloro i fiori, li mangio come nuovi. Faccio un giardino e noi che corriamo. Faccio i capelli col nero. Mi dai il rosa? Devo farti la pelle. Minchia oh, sessiete bravi co sti giochini. Léon Hermann legge in Ammiano un riferimento criptico a truculente pratiche liturgiche volte a divinare le future sorti del cristianesimo. Agostino, la nostra sola altra fonte in proposito, ci spiega che la profezia avrebbe promesso la durata di almeno 'un anno di anni', vale a dire 365 anni.

Trentotto anni dopo mi arriva, per errore, questo SMS: Aurò, zero soldi, ti spiegherò poi – ora vado a bé!!sennò impazzisco!!! Fottuti eroinomani.

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