giovedì 27 dicembre 2018

ACQUERELLO E ACQUAIO di Gila Manetti


Con la matita gialla acquerellabile fra l’indice e il pollice, concentrata sugli spazi da illuminare.
Davanti il foglio di carta cotone ruvido e spesso, bordato di nastro adeso alla tavola di legno
per contenere le intemperanze dell’acqua e dei colori.
Il paesaggio del quadro ritrae l’interno di una cucina simile a quella di sua nonna Maria.
Una donna di schiena intenta a lavare i piatti.
Da una finestra sul lato destro del lavello entrano raggi di sole.
Pentole, vassoi e bicchieri compongono una torre dal l’architettura complessa e sottosopra, un equilibrio precario e perfetto di domestico ingegno.
L’acqua sgocciolante sul pavimento e nell’acquaio produce riflessi di luce.
Dalla superficie lucida del pentolame mille occhi sorridenti osservano lo spettatore rendendolo attore.
Un dialogo fra le parti che ogni volta finisce in schizzi d’acqua, bolle di sapone nell’aria, stoviglie che crollano e il foglio che si riduce ad un groviglio di scarabocchi, dove Maria, la nonna torna nel limbo offuscato del tempo.
Fino a un nuovo quadro che prende forma e nitidezza.
Fino a che nonna e nipote incontrano ancora i loro sguardi, fino a nuovi scherzi e nuovi scarabocchi.

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