Ero solo nella stanza, ero l'unico
sopravvissuto sulla terra, quando sentii bussare. Il respiro si fermò, gli
occhi come voragini si spalancarono, la pelle tremò.
La nuca fu accarezzata contro verso e gli
sfinteri cedettero.
Solo l'odore acre dei liquidi sul pavimento
mi tenevano ancorato a terra.
La porta era alle mie spalle, mi girai di scatto,
scricchiolavo dentro.
Con i piedi bagnati e appiccicosi, scivolai
fino a sentire l'odore del legno umido, che mi separava dall'ignoto destino.
Con il fiato corto e veloce, la mano si posò
sulla maniglia e l'afferrai.
Mi trovai con il pugno chiuso, vuoto e le
unghie conficcate nella pelle.
Riprovai ancora e ancora ma sempre mi
ritrovai la mano vuota, la maniglia era diventata imprendibile.
Posai la mano sull'uscio e sentii con terrore
ancora una volta toc toc.
Il suono faceva vibrare il sottile legno che
mi divideva dalla voglia di sapere e mi difendeva dalla paura di uscire.
Pensieri, immagini affollavano la testa, la
mia vita, la nostra vita, le loro vite, caos.
Mi avvicinai ancora di più, il corpo
attaccato alla porta, il volto appiccicato a quella fetida pittura.
Ancora un passo e la pelle si mescolò con le
sverze del legno, mi sentii devastato, attraversato da quella materia
puzzolente di un tempo andato.
Gli organi, le ossa, si mescolano con fluidi
sconosciuti, ne sono invaso.
Sono porta? Sono io? Siamo chi o cosa?
Mi sciolgo da questo morboso abbraccio e sono
nel buio, sono il buio.
Qualcosa mi sfiora gli occhi, piccole luci
vacillano, punti luminosi in un tappeto oscuro invadono lo spazio.
Allungo le braccia, davanti a me incontro il
vuoto, galleggio in un plasma morbido, ritorno a respirare lentamente.
Nessun suono nessuna presenza.
Sospeso, le spalle nel vuoto, il petto
rivolto al manto brillante, il cielo.
Giro la testa a sinistra, piccole luci
attaccate alla terra, riflettono alberi e pietre, a destra, leggo
“Qui giace colui che strappò la vita a noi.
Il suo
cuore di pietra dorme un sonno di ricordi
che
mai furon suoi.
Strappar volle a chi ancor sognar sapeva.
Credette che la vita in mano sua poter gli
dava
mentre, man mano lui distruggeva.
Ahimè
che fine come tutti noi facesti,
l'ora
per te arrivò
e consunto nelle ossa credesti ancor
di non pascer i vermi?
Ora sei qui con noi e come noi riposi:
Ma noi a turno a svegliarti verremo
perché il tuo sonno già mai sia sereno.”
Alla vista di quella scritta, mi sentii
precipitare inghiottito dalla terra e urlai.
Una forza mi schiacciò il ventre e l'altra la
schiena.
Pregai di morire, sentii il dolore di me e
dell'intero mondo.
Dalla pelle uscirono volti e bocche che
urlavano il mio nome, che non ricordavo più...
Mi squarciavano erano implacabili.
Un miraggio, tutto si azzittì, volteggiavano
sopra di me petali di rose rosse e come
sangue vermiglio mi seguirono nella discesa, il delirio cessò e fu
l'oblio.
Ero solo nella stanza ero l'unico sopravvissuto
quando sentii bussare.
Gelo, pietra, immobilità, la mente correva su
strade mai percorse, era stanca tanto stanca.
Cosa vedi? Mi accorsi che non vedevo niente,
guardavo solo i miei pensieri.
Mi concentrai negli occhi e vidi solo quella
stanza che non mi apparteneva, vidi oggetti polverosi, rotti, senza vita e
senza ricordi.
Cosa senti? Mi domandai...
Mi ascoltai forse per la prima volta... mi
catturò il cuore, il suo battito scandiva il tempo, niente di più.
Il gelo lo attanagliava, era stretto da mani
gelate che lo spremevano.
Aiuto gridava. Aiutatemi, c'è qualcuno qui?
Un sussurro lieve di un lamento lontano mi
giunse come un soffio.
Ci sono io, mi ritrovai a gridare. Mi sentii
cosi stupido che le labbra quasi sorrisero.
Da quel sorriso un pensiero: forse... non
sono solo...
Perché penso di essere solo e unico su questa
terra?
Perché chiuso in questa stanza?
Mi volto verso la porta... tum tum
Ora le sono vicino, confuso e spaesato,
questo suono... da dove viene?
Abbasso gli occhi e vedo il mio petto che
danza.
Questo organo, questo maestro d'orchestra che
suona a mia insaputa, era li che batteva impavido come un paladino... solo...
ma vivo.
Vivo, cosa vuol dire esser vivo? Caldo e
respirare? Ma io sono vivo? Sono questi occhi? Sono questo cuore? Sono questa
mente? NO.....Manca qualcosa... manca...
un calore che unisca e scongeli queste mani stritolanti.
Sto parlando di me con me... Uaoooooo sto
impazzendo?
Ora sono una lavagna vuota, posso scrivere
qualsiasi cosa....ma cosa?!
NON SO
Per la prima volta non so... non so!!!!!! Che
liberazione... Shhhhh silenzio la mente tace...
Quel chiacchericcio non voglio svegliarlo,
sennò mi riacchiappa...
Non so più nulla, non ricordo più nulla... e
ora?
Vuoto, nuoto nei liquidi dello scongelamento,
ho caldo, mi sgranchisco, mi stiracchio, piccole bocche sulla pelle ridono, mi
prendono in giro. Le voci nella testa mi guardano e... Toc Toc
Voglio uscire... Ora... Apro la porta.
É scomparso tutto, porta pareti, solo alberi,
luce e colori......Toc toc
La bocca aperta dallo stupore!!! E tutto
questo da dove è venuto fuori?
Da te amico mio, una vocina ridacchiosa mi
giunge all'improvviso.
Guardo attentamente e vedo volteggiare
davanti al naso, una spora di betulla.
Vedo... un esserino che si sbraccia
spazientito per farsi vedere... toc toc toc toc...
Finalmente, non ne potevo più di aspettare...
è arrabbiato, grida: sei duro eh!
Che fortezza che sei, per farmi sentire ho
dovuto faticare tanto.
Hai bollito abbastanza nella stanza dei
rimpianti, delle colpe, delle paure e del controllo?
Ora siamo qui, tutto bene?
Mi tocco il corpo, ci sono, gli occhi vedono
altro.
Sorrido, sono felice.
Sì, sto bene.
Voci, tante voci, colori, un giardino, un
bosco, il mare... mi sembra che quello che voglio vedere e che desidero, è qui
davanti a me.
Se è magia bene, se non lo è, non ha
importanza, esiste per me.
Una folla in festa mi viene incontro, mi
prende per mano e mi conduce con se.
I piedi calpestano erba fresca, morbida...
che sollievo, che piacere.
Mi portano di fronte ad una pietra bianca e
leggo:
Qui giace il saper di
essere qualcuno
Qui giace l'ego sordo
e cieco
Qui giace nessuno
Ben ritrovato Ben
venuto
Fra gli umani
Nessun commento:
Posta un commento