domenica 30 giugno 2019

COME FAI, FAI MALE (LA STUFA) di Chiara Canestrini

Come fai, fai male. Come fai, fallisci, cadi nel banale, imperfetto … reale.
Nell’idea invece tutto torna, ritorna, si avvolge in cicli di approfondimento e scoperta, vortici di senso, valanghe di stupore crescente, girandole nel …
Quando penso e ripenso, sono dentro (in me) ed anche fuori (connesso). Tutto sembra così intenso.
E poi? E poi esco e divento altro, come un sassolino gettato via da una scarpa che andava troppo di fretta, un bimbo rimasto solo al mercato, un cieco in un mondo pieno di rumori dove non c’è niente che possa toccare con mano. Un mondo fuori portata, e dovunque ti giri è lo stesso, grigio cemento da farti spavento -o ribrezzo direi io, mentendo perché lo so lo so, non è il mondo che è “acerbo”, sono io che non lo afferro, io non ci riesco
Mi diverto, certo, uno svago, poi un altro
Divergo, ecco sì, divergo
è uno strazio: non avere pace quando si è da soli è uno strazio
Certe volte mi pento
Dovrei andarmene forse, ma dove? Via da questo posto, da questo acino di mondo scoraggiante
Certe volte mi perdo
Qui serve una nuova filosofia, una via di fuga, magia, servono diversioni, sostanze psicotrope che pompano il cuore, forza centrifuga mi serve, un’anima calda, un’anima amica, un’amaca, compagni di strada, qualcuno là fuori che capisca cosa mi serve, un progetto vertiginoso certo certo, alla mia mente serve una cattedrale da progettare, qualcuno da salvare, qualcosa da coltivare, vite d’altri in cui tuffar…
Una stufa. Mi serve una stufa.
Una stufa da sistemare, qualcosa per scaldare questa stanza -che sia sostenibile, rinnovabile, un carburante ecocompatibile
Andrò a fare la legna da ardere, ci spendo tutto il pomeriggio, poi la sera accendo la stufa e mi rilasso a contemplare i tizzoni incandescenti, scaldo l’acqua sulla piastra per la borsa dell’acqua calda e mi faccio una tisana -un mate magari, guardo un documentario sugli animali o sui complotti delle multinazionali, finché non mi addormento, spero, spero che mi addormento, sono tre notti che faccio una fatica immane a prender sonno, e dormo male poi, sono troppo stanco credo, non che abbia fatto molto in questi giorni, quasi niente di concreto in effetti, ma ho pensato tanto, ed è passato il tempo,
lento
lento
senza me dentro
l’ho visto scorrere, intendo, ma io non c’ero. Che aspetto ancora? Non lo so, certo è che qualcosa deve arrivare, un cambiamento almeno, una porta che si apre, un’altra vita dall’altra parte, un altro me
certe volte prego

Domani andrà meglio, vero?

















Monologo tratto da:

A terra. Diario di una caduta (2019), di Chiara Canestrini

Patate-cipolle.com

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