domenica 30 giugno 2019

PIUMAGGI di Gila Manetti

Vi racconto com’è andata dopo il tuffo a morto e poi vedrete voi che fare. 
Ecco, alla stazione 
salii di corsa mentre le porte serravano i loro chiavistelli;
senza bagagli,
quelli li abbandonai, mio malgrado, lasciandoli cadere sotto il cartello del binario 15; mi occorrevano 2 mani e tutta la  forza rimasta, dovevo salire su quel treno.
Ero atterrata lontano, era tardi.
Certamente li avranno fatti brillare i bagagli. 
Questo lo trovo divertente.
Sul treno una volta ripreso il mio equilibrio come potevo mi diressi al posto dove era scritto il mio nome, senza vocali, come usa nella grafia delle alte strutture.
Quelli seduti nella carrozza voltandosi mi sorrisero 
ad uno ad uno, 
poi chinarono il capo sulle loro ossa rotte;
sulle reti portabagagli dondolavano pacchi lunghi e leggeri. Io non avevo più il mio, come avrei fatto? Che pasticci combino, che stupida cosa quel lascito.
Ci fermammo ancora a due stazioni, salirono in 3 
uno soltanto era molto ammaccato, li aiutai a sistemare i bagagli. 
Una piuma dorata svolazzò, atterrando sul mio piede scalzo.
Giunti al capolinea scendemmo, 
ci misero in fila per lo scambio, io avevo soltanto quella piuma del treno.
Così raccontai ai funzionari come nella caduta “le mie” fossero andate distrutte, mostrai le scapole ancora aperte, a riprova di averle avute.
Mi aspettavo l’ira diddio.
Invece nulla, sorrisero.
Mi dissero che era un miracolo fossi ancora quasi intera, chi arrivava a mani vuote di solito era a pezzi.
Non seppero che non avevo bagagli perché li avevo abbandonati.
Non misero in dubbio il mio racconto. 
O forse sì.
Comunque mi consegnarono un “pacco corredo da caduti” completo: una coda a freccia ricurva,  due piccole corna grigio fumo, un paio d’ali nuove, rosso porpora,  ignifugate di fresco, un manuale per l’inserzione e una mappa concentrica. 
Qui c’è una gran confusione ma non ci annoia affatto, sono molto comprensivi.
Dunque: giù dalle nuvole, 
non abbiate timore del tonfo;
poi alla fine il capo è lo stesso, sempre eterno finché dura,
sempre latitante.
Vi aspetto alle terme. 


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