domenica 30 giugno 2019

RACCOGLIERE I FRUTTI di Giuseppe Fabrizio Ernesto Coco

“Papà smettila di fare i capricci come un bambino. Noi andiamo, ci vediamo stasera.”
“Questa contadina polacca mi pulisce come se stesse zappando e poi tiene la finestra spalancata. Mi farà ammalare.” – Dal letto l’anziano sbraita, mentre solleva il bacino per farsi togliere la padella da sotto il sedere. Fuori dalla camera nessuno lo ascolta, sono già usciti tutti.
“Dispiace Gaetano, ma bisogna cambiare aria. Cosa non va oggi?”
“Alina mettimi i calzini pesanti, questi piedi sono morti.”
La donna, con gesti precisi e veloci lo veste: infila calzini, scarpe e lo aiuta a sedersi in carrozzina.
Adesso davanti alla tazza vuota e alle briciole della colazione, Gaetano le dice: “Scusami per stamattina; oggi è l’anniversario di matrimonio, era il 20 maggio del 1960, ricordo com’ero emozionato e come era bella lei. Non capisco perché mi abbia abbandonato. Se ne è andata prima di me. La vita è ingiusta, mi ha sconfitto proprio quando speravo di vivere il tempo libero come volevo.”
Alina sparecchia e racconta con un tono di tristezza: “Io mi sono sposata in giugno, noi eravamo credenti. Piccola chiesa, pochi soldi, pochi invitati. Dopo sei anni mio marito è morto sul lavoro. Anche io sono rimasta sola e con due bambini piccoli da crescere. Gaetano, la vita è stata ingiusta per entrambi.”
L’anziano si vergogna di non riuscire a digerire solitudine e vecchiaia.
“Stanotte ho sognato di camminare tra i boschi insieme a Iago, lui annusava a terra in cerca di tracce e io respiravo i profumi delle piante e degli alberi. Poi rientravo toglievo scarpe e calzini sudati. Mi guardavo i piedi: la pelle rosa un po’ macerata, sprigionava un lieve puzzo che mi piaceva, sapeva di erba e terra umida. Invece mi sono svegliato che puzzavo di piscio.” “Oggi c’è il sole Gaetano, può andare sul terrazzo.”
Mentre la carrozzina scivola sul pavimento in graniglia di marmo, guarda orgoglioso i quadri e gli oggetti disseminati in casa, ricorda le volte in cui la moglie lo aveva convinto a investire nell’arte, lui non ci capiva nulla, lei lo aveva iniziato ad apprezzare artisti come Lucio Fontana, Fausto Melotti, Marino Marini.
“Avvertimi quando esci per andare a fare la spesa.”
Lei china la testa e fa un sorriso.
Sapeva di amici che all’apice della carriera cercavano altro: maggiori guadagni, amanti di cui vantarsi. Per lui era appagante ammirare e toccare quegli oggetti di sua proprietà così come rigenerarsi grazie alla vitalità che percepiva dalla natura. Aveva riempito l’ampio terrazzo di tante varietà di piante: un giardino botanico al sesto piano.
“Gaetano, esco a fare la spesa. Tenga il telefono vicino. Torno subito?”
“Vai pure e fai con calma. Cosa vuoi che mi succeda qui?”
“Allora torno alla solita ora.”
“Certo, se ci sono novità mi avverti. Mi raccomando!”
Si avvicina al parapetto, guarda in basso e vede Alina allontanarsi, sa che starà via per un paio d’ore. È solo. Adesso gli occhi liquidi diventano pieni di vita. Mette il freno alla carrozzina, solleva le pedane, poggia i piedi a terra e senza sforzi si alza; ha le ginocchia e la schiena un po’ dolenti, purtroppo deve stare sempre seduto.
Non voleva che la famiglia vorace di sua figlia sperperasse ciò che aveva accumulato, così aveva messo una postilla nel testamento: se fosse diventato infermo doveva perire tra quelle mura. Poco dopo, aiutato da un amico geriatra ideò l’aggravamento.
Nelle belle giornate, in solitudine si aggira nel terrazzo tra palme, fichi e azalee, annusando i profumi di rose, gelsomini e zagare.
Quando piove esplora il suo piccolo museo d’arte, gli piace toccare le sue opere.
È il suo modo di resistere.


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