venerdì 31 gennaio 2020

COSTRUZIONI SOGNI E RIVOLUZIONI di Lorenzo Bellandi


Ero veramente in ansia per l’indomani. Non mi sono mai piaciuti i bambini. Sembrano tutti uguali, e non mi fido di una persona che non riesco nemmeno a riconoscere. Kevin aveva da poco avuto due gemelli, quei figli di puttana erano due gocce d’acqua. Era da un pezzo che mi chiedeva di andarli a trovare. Avevo rimandato il più possibile, ma stavolta dovevo strappare via questo cerotto. Dopotutto Kev era, ed è tutt’ora, il mio migliore amico.
La notte non riuscii a dormire. Mi girai nel letto per un paio d’ore. Poi decisi di accendermi una sigaretta. Mi domandai perché quello stronzo voleva per forza che lo andassi a trovare. Forse semplicemente mi voleva rivedere. Era possibile. Da quando quei piccoli bastardi erano venuti al mondo Kev stava sempre a casa. Magari voleva davvero farmi conoscere i suoi figli, credo sia normale per un padre. Mentre riflettevo su questo scivolai in un sonno profondo.
Il giorno dopo mi svegliai tardi come sempre. Mi vestii in fretta e andai a trovare Kevin con i suoi mostriciattoli. Per l’ora di pranzo ero davanti alla sua porta. Bussai.
Kev spalancò la porta e mi abbraccio. Strano.
-       Pensavo non saresti mai venuto brutto figlio di puttana-
-       Beh sono un figlio di puttana pieno di sorprese-
Lui rise a denti stretti.
-       Dai, cazzone entra, accomodati-
Entrai e mi sedetti sul divano. Ero molto nervoso.
-       Senti Jane non ce la fa a raggiungerci per pranzo, siamo solo io, te e i ragazzi.- mi disse
-       Beh serata fra uomini, le peggiori-
-       Dai vieni su ti faccio vedere i bambini- mi alzai e per seguirlo ma lui si bloccò - Mi raccomando niente parolacce- fece
-       Altre raccomandazioni del cazzo?-
-       Non parlare di babbo natale e non farci a botte-
-       Ok, posso farcela-
Salimmo le scale e entrammo nella stanza dei bambini. I due erano davvero identici. Stavano giocando con il lego e, devo ammetterlo, erano davvero bravi. Li fissai un momento sorpreso della loro abilità.
-       Ragazzi venite a salutare lo zio Frank- disse
Quei piccoli non sembravano capire cosa stesse succedendo, però strisciarono su quattro zampe verso i miei piedi. Mi irrigidii.
-       Sei serio? - mi chiese Kevin con aria severa
Aveva ragione. Non capivo cosa mai mi potesse spaventare in quei cuccioli di uomo. Cercai di rilassarmi.
-       Ciao ragazzi, io sono lo zio Frank, potete chiamarmi Frankie- feci ad alta voce.
Loro non risposero, uno si fermò a fissarmi con una mano in bocca, l’altro protese le braccia verso il padre che lo raccolse con entusiasmo e un gridolino effemminato.
-       Perchè non fate vedere allo zio le costruzioni che avete fatto mentre io vado a preparare il pranzo?-
-       Eddai Kev non farlo-
-       Frank piantala con questa storia dei bambini, stai cinque minuti qua mentre faccio da mangiare OK?-
-       Merd.. ehm OK OK-
Kev se ne andò di sotto a fare da mangiare e io mi chinai sulle costruzioni che stavano facendo i gemelli. Stavo guardando i due laboriosi infanti costruire, quando mi accorsi che sotto il letto di uno c’era uno strana costruzione di lego, sembrava appuntita e pericolosa, mi chinai per guardare meglio, ma venni stordito da una forte botta in testa. Mi risvegliai pochi secondi dopo sul pavimento con le mani e i piedi legati e un bavaglio in bocca. I bambini stavano in piedi davanti a me.
-       Sal questo stronzo ci ha quasi scoperto- disse uno all’ altro
Provai a urlare senza riuscirci.
-       Urla quanto vuoi stronzo nessuno ti sentirà… che ne facciamo di lui Simon?- fece l’altro.
-       Ormai ci ha scoperto… dobbiamo farlo oggi-
-       Hai ragione. Allora come procediamo?-
-       Leviamo il bavaglio a questo coglione e lo buchiamo come si deve con questa- disse stringendo quella costruzione appuntita fra le mani
-       Ma urlerà e nostro padre verrà qui- fece preoccupato Sal
-       Esatto, io sarò nascosto dietro la porta e uccideremo anche lui-
-       E con la mamma?-
-       Quando torna ammazziamo anche quella troia-
Poi entrambi scoppiarono in una risata diabolica. Non sapevo se essere più sorpreso o spaventato. Quegli stronzetti avevano un piano. Sal mi tolse il bavaglio.
-       Perché fate questo?- chiesi
-       Perché lo facciamo Simon?- chiese ironicamente Sal
-       Basta scomodi pannolini, basta vocine effeminate, basta stare reclusi in casa tutto il giorno, basta regole. La rivoluzione sta per esplodere, e tu amico mio, sei la nostra scintilla.- fece una pausa teatrale - Facciamolo-
Sal alzò la costruzione simile ad una spada su di me. La mia mano cominciò a bruciare fortissimo. Urlai.
-       Questo urla proprio come una femmina - 
Risero ancora entrambi. L’arma si stava per abbattere su di me. La mano mi andava a fuoco. Un secondo prima che quell’oggetto mi si conficcasse del cranio mi svegliai nel cuore della notte. Era un cazzo di sogno. Guardai la mia mano. Sigaretta del cazzo. Il mio letto aveva preso fuoco.

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