sabato 30 maggio 2020

CATENE, MATTINI E BALENE di Lorenzo Bellandi

Era un sera come le altre. Stavamo al pub a bere. Jim raccontava di come gli mancava la sua ex, Dean si lamentava del suo lavoro, Carl beveva convinto che sarebbe morto a breve. Insomma tutto nella norma fino a quando nel locale entrò un gruppo di ragazze. Erano piuttosto belle, ma non di quella bellezza irraggiungibile che non ti da speranza.
Nessuno di noi è bravo con le donne, mai stati. Forse proprio nessuno al mondo è bravo con le donne, ci sono solo dei pochi fortunati che sono meno peggio.
Al pub non siamo abituati a vedere quel genere di donne entrare. Di solito ci entrano solo tipe piuttosto brutte o veramente molto depresse. E comunque quasi sempre sole. Per questo quella combriccola del genere confraternita del college creo grande stupore nella sala. Tutti si fermarono per un qualche secondo, un po’ come nei film western quando entra un forestiero nella locanda e il pianista smette di suonare. Poi tutto riprese regolare.
-Oscar hai visto quelle- mi fa Dean
-Certo le abbiamo viste tutti-
-Che ci fanno qui?-
-Non ne ho idea-
-Probabilmente hanno sbagliato indirizzo- ipotizzò Carl
-Si come minimo hanno letto la locandina turistica sbagliata- rispose Jim
-Jimmy cazzo smetti di essere così pesante. Per una volta che abbiamo un'occasione potresti fingerti meno deprimente?-
Jim mi mandò a fanculo.
-Hei stanno venendo qui!- esclamò ad un tratto Dean.
Cazzo! Stavano venendo davvero verso di noi. Una botta di fortuna insperata. Pensai che all’ultimo avrebbero cambiato direzione e sarebbero andate da un’altra parte, ma così non fù.
-C’è posto a questo tavolo?- fece una.
-Certo- rispondemmo in coro, impacciati come uno stormo di pinguini. Sempre che un gruppo di pinguini si chiami stormo. Presero le sedie e si misero al tavolo. Ci raccontarono che non erano del posto e stavano facendo un viaggio in macchina. Giravano senza una meta precisa già da qualche settimana e avrebbero fatto altrettanto in futuro. Ci offrirono da bere e io cominciai a sospettare che ci stessero provando con noi. Mi sembrava impossibile, cioè, non per sottovalutarci, ma siamo quattro sfigati senza futuro, ubriaconi poveri e disperati. Ma mi convinsi quando notai che ognuna di loro aveva preso a discutere con uno di noi, formando delle coppie.
Una ragazza stava ad ascoltare la deprimente storia di Jim e la sua ex. Un’altra stava bevendo con Carl mentre lui le spiegava perché era convinto che di lì a breve sarebbe morto. La terza era impegnata ad ascoltare le noiose vicende lavorative di Dean. E mentre guardavo tutto questo la quarta ragazza mi stava raccontando la sua vita. Continuammo a bere finchè uno alla volta ce ne andammo verso casa con il partner di serata.
Io me ne andai con la mia biondina tanto orgoglioso quanto ubriaco. Ero così fuori di me che non ricordo bene cosa successe di lì in poi. Il resto della vicenda è confuso. Credo di essere collassato da qualche parte fra il pub e il mio letto.
Mi risvegliai in mutande, con le mani legate dietro la schiena in una stanza buia. Una porta si aprì davanti a me e una donna, che mi sembrava una di quelle ragazze del pub, mi prese per un braccio e mi portò su un palco. Davanti a me c’era un branco di ciccione decisamente di taglia super mega oversize. Accanto a me un’altra ragazza, quella che mi ero portato a casa, cominciò a parlare ad un megafono.
- Vi presento il numero 1235, dei quattro di oggi, questo è il più bello, peso settantasei kili, alto uno e ottanta, piuttosto atletico e predisposto alla ginnastica. Partirei con un’offerta di cento euro…-
-Mio- fece una balenottera sotto al palco
-Cento euro per la bella signora sotto il palco-
-Centodieci- Fece un altro cetaceo con un cappello “I love NY”
-Centodieci per l’amante di New York-
-Centoventi- Fece una terza
-Centoventi! Andiamo chi offre di più?-

Il gioco andò avanti per un po’ fino a che una donna offrì duecento. Poi mi portarono di nuovo nella stanza buia. Non ricordo cosa successe, solo dei Flash di sesso con qualcosa di pesante. Mi svegliai la mattina nel mio letto. Era successo davvero? Ero stato venduto per una notte di sesso a un'asta di ciccione? Guardai accanto a me, nel letto c’era la ragazza della sera prima, quella del pub. Tirai un sospiro di sollievo, doveva essere un stato solo un brutto sogno. Andai in bagno. Ero soddisfatto della sera prima, certo non ricordavo molto, ma comunque mi ero fatto una biondina niente male. Guardai soddisfatto nello specchio e fu allora che lo notai. All’altezza della spalla avevo un numero sbiadito scritto sul braccio. “1235”...

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