sabato 30 maggio 2020

INCONSAPEVOLMENTE DIRETTO di Andrea Mitri



Mentre camminava nell’aria fresca delle sette, per arrivare in anticipo al lavoro e mettere subito mano definitiva a quella pratica che da troppo tempo lo teneva occupato, venne distratto dal rimbalzare di una pallina da tennis, lungo la via in leggera discesa. Non ebbe nemmeno il tempo di percepire precisamente il punto da cui questa era arrivata, che si incollò con lo sguardo a controllarne le traiettorie, sempre più brevi e destinate alla quiescenza.
Sperando, neanche troppo inconsciamente, che il momento definitivo rimanesse lontano.
Apparentemente (rimbalzando contro le macchine in sosta) la pallina acquistava un leggero nuovo abbrivio, che unito al fatto che la strada fosse in discesa, poteva far pensare che non sarebbe stato così immediato, per la forza di gravità, di avere partita vinta. Ma in realtà più il tempo passava, più era matematico che la spinta propulsiva si fermasse e la pallina divenisse un semplice oggetto inanimato.
Solo qualche tempo, quando tutto era finito e più chiari gli apparivano i fatti, si chiese, il geometra Manlio Podavini, cosa lo avesse spinto a rincorrere la pallina e a colpirla, a venti centimetri dal suolo, ributtandola verso l’alto alla ricerca di una nuova energia. E perché lo avesse poi rifatto, non una ma mille e più volte, non appena la piccola sfera sembrava perdere forza.
E la sua risposta a se stesso era stata: “Mi andava di giocare “.
Giocando, perciò, aveva alla fine camminato per trentadue chilometri, ripristinando ad intervalli irregolari il moto di una pallina da tennis, che seguendo le sue traiettorie inesplicabili lo aveva condotto fuori dalla città. 
Non che non gli fosse mai passato per la testa, in quel percorso, che stava facendo una cosa senza senso; solo che, alla fine, gli era sembrato che mantenere in vita un movimento fosse, in quella circostanza, molto ma molto importante: qualcosa che confinava con il perdurare dell’inaspettato nel mondo. E nell’abbandonarsi senza pensiero a quell’andare e nel variare senza logica il percorso, a tratti gli era pervenuta una sensazione di libertà da tempo impraticata, come se tutta la logica che permeava la sua vita potesse essere in quei momenti accantonata.
Che ci fosse invece nel suo muoversi un disegno preciso, dovettero pensarlo due vigili urbani in bicicletta, che dal chilometro 10 del suo girovagare iniziarono a seguirlo, piuttosto insospettiti, in attesa di comunicazione dalla sede operativa. I quali si sentirono anche successivamente preoccupati, nel momento in cui, un paio di ragazzini, di ritorno dalla scuola, si unirono all’apparente assurdo gioco, sostituendo il geometra nel tratto di strada in cui lui si fermò ad espletare un bisogno primario, della cui necessità la pallina, nel suo movimento, non poteva avere consapevolezza.
Ma che infine entrarono in uno stato di tranquillità ed in parte anche di divertimento, una volta ottenuta comunicazione di continuare a seguire tranquillamente l’evento in questione, pronti ad intervenire, casomai, solo in caso di effettivo blocco della circolazione stradale.
La strana piccola comitiva che si era formata, proseguì così fino al punto esatto in cui la scelta della pallina sarebbe stata di sterzare verso il mare o proseguire verso l’incrocio con la strada statale, piena di camion che ne avrebbero potuto bloccare il movimento in maniera definitiva, oppure prorogarlo all’infinito nel mondo percorribile.
Fu allora che il geometra Manlio Prevedini si sorprese a desiderare di intervenire sull’apparente casualità del movimento, indirizzando in maniera decisa la pallina, con un colpo di taglio della mano destra, verso la strada principale; scoprendosi così attratto dall’ignoto molto più di quanto immaginasse.
Solo che dopo un paio di rimbalzi, direzionalmente precisi, la pallina, colpendo probabilmente un sasso o una rimanenza di catrame, ritornò d’improvviso sulle sue tracce, finendo con l’indebolire la sua forza propulsiva davanti al vigile più alto, il quale inaspettatamente per il collega, la colpì spedendola decisamente in direzione del mare.
Nell’ultimo chilometro e mezzo del suo allontanarsi dall’impulso originale venne la pallina spinta a turno anche dai ragazzini e dai vigili, con l’aggiunta nel pezzo finale del proprietario di uno stabilimento balneare di ritorno da un piccolo controllo delle attrezzature. Fino a quando, per legge naturale, a contatto con la sabbia della spiaggia, si adagiò in maniera definitiva, lasciando la piccola comitiva in preda ad un misto di delusione e di dubbio sul da farsi.
Fu allora che il ragazzino più minuto, con gli occhi sgranati, indicò deciso il mare. E tutti videro, per la prima volta nella loro vita, in lontananza, passare le balene.

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