mercoledì 30 dicembre 2020

TERTIUM DATUR di Narciso Fenice Ramparti

Cominciava lo stritolone dell'autunno-inverno. Corsi quadrimestrali spalmati sulle aiuole ghiacciate, pomeriggi inerti all'obitorio e serate avvilenti ai domiciliari, solitudini in rotta di collisione, il ritorno del sinistro mescitore e un paio di recensioni a dei buoni libri tedeschi, di cui uno sul consolato tardoantico: ci vuole la lucidità di programmare appena diocristo c'è un attimo di stasi. Mi verrebbe da dirti anche lunedì 26, ma no: allora raga facciamo anche il medley e ti rimpallo una potenziale sortita per sabato, come al solito strabordante di inopportuna sensualità.

Dondola, uovo: sei tornato in provincia. Come al solito, tra il dire e il fare c'è di mezzo il talent, quindi perché no, potrei anche rivelarvi questo segreto. È in atto una cospirazione per non farvi realizzare a pieno quanto sia una merda orribile e intollerabile avere più di quarant'anni. E' un inferno senza uscita, insopportabile per chi abbia mai vibrato di primavera: non puoi tornare indietro mai più e anzi neanche ti fermi, continui a sprofondare nel baratro della vecchiaia; ogni giorno che passa è l'ultimo nel suo genere e ti avvicina sempre di più a età incalcolabili e orribili, nel migliore dei casi. Mi ricordo gli anni Novanta: l'ideologia politica e l'impegno aggregativo erano ancora i più devianti alibi culturali. Oh, quel decennio infinito e candidamente stolido! Io me ne andavo in giro in giacca con improbabili acconciature scodellari o ostrogote, però non vorrei sminuirmi troppo. Quindi mandate dei soldi, a offerta libera. Oppure finiamo a celebrare voi che guardavate la partita o profondorosso.

Solo bella gente e vibrazioni positive al compleanno dell'impagabile Giuelle: accoglienza deliziosa, lounge bianco disadorno ed elegante, tuttecose che fanno bello il mondo, musica originale inedita di sottofondo accompagnata da un sobrio pornazzo vintage e spunti di conversazione brillante. Robi puttana riascoltava le sue piste vocali con sufficienza, ma hanno fatto un lavoro bestiale: nell'archivio del malefico elbano ci sono tipo giga di canzoni e sperimentazioni sonore da torcere lo stomaco; ho sentito suoni e soluzioni bestiali che andranno molto di moda tra quarant'anni. E un pò tutto il resto. Questa la mia occasionale licenza mondana del solstizio. Torno a casa presto segando la serata, ma è stato un party stellare!

Io – cheffaccio ledizione kritika emendando la tradizione manoscritta, e così entrando, pur spettinato e malvestito, nella storia della filologia latina – rihò un'identità documentale. La Mamma e la Rita mi hanno finalmente ritrovato la carta d'identità (smarrita nel maelstrom domestico nel 2018 e fino a oggi mai più repppperita). Riesisto attestatamente fino al 2023. Dacché non avevo stupidamente realizzato che il passaporto era scaduto e la legge, quando venne a casa mia pei ladri qualche giorno fa, me lo fece garbatissimamente notare.

IERI: Serata sgargiante e plurale in Dalmazia, euforia da estate in città e buena onda all the way: eccezionalmente senza telecamera, sono pure riuscito a succhiare il midollo della vita. Appena raccolgo la dispersa documentazione di selfie, non mancherò di illustrarvi nel dettaglio.

OGGI: Non è il vero me che esce a fare la spesa, è il peggior me, il più brutto e meno brillante che abbia mai visto. Pronto a sferrare calci urlando. Come mi sono ridotto. Tutta colpa del diavolo. Verrebbe da abbracciarsi tutti, ma come si fa. Statemi lontani percristo, almeno a cinque metri.

 

2019: E così è morto lo Spera. E io qui lo aspettavo. Pugile, simpaticone, pizzaiolo e ristoratore leggendario. La prima volta che lo incontrai era il 1989: avevo quattordici anni, mille lire in tasca e, senza nessuno a casa, ero rimasto da solo per pranzo in piazza della Vittoria. Oggi a Dakar o Shinjuku in ciabatte e senza una lira mi sentirei meno sperduto. Entro nel solo locale aperto chiedendo se mi danno qualcosa da mangiare per mille lire: è la pizzeria dello Spera. 'Non hai da pranzare? Ma come!'  Mi ha messo a sedere, mi ha portato pizza e cocacola e non ha voluto niente. Il genius loci di Cernaia. Quel gesto paterno e protettivo gli valse eterna ammirazione ma anche un cliente entusiasta che, negli anni a venire, gli portava gente da tutto il mondo magnificando quella che poi divenne anche la pizza campione del mondo. E che oggi lo piange ma anche lo canta come un grandissimo. Solo ricordi belli.

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