Ok,
potremmo stare a parlarne ore ed ore come si fa generalmente verso le 22.30
delle serate tra 40enni ma a niente varranno i vostri tentativi: l’eroica
confusione sessuale di Lady Oscar? I discutibili giochi di equilibrio degli
animali di Remì? La sfortuna evidente che accompagna Candy (peraltro nessuno ha
mai capito perché da Candy Candy non abbiano fatto un film con Julia Roberts
protagonista, vabbè, continuiamo con Tarantino e Von Trier...)? I panini
morbidi della nonna di Peter? Sono giochi da ragazzi… La vera totalizzante
quasi anestetizzante ansia di vivere da cartone animato è data da lei. Da
Peline. La sigla (già sulla melodia potremmo discutere):
“Marcondirondirodirondero cigola la ruota sul sentiero”. Capito? La ruota non
corre, non cammina, la ruota cigola… La famiglia: babbo, mamma, Peline
medesima, un ciuco. Tutti su un carretto di legno in giro a far foto per
guadagnarsi da vivere. Aspettative sul futuro che nemmeno Mattarella durante le
consultazioni. La giovane Peline è dotata di un particolare acconciatorio
quantomeno da analizzare: ella ha i capelli sugli occhi. Non un po’, non su un
occhio solo, non qualche ciuffetto: Peline c’ha un cespuglio davanti agli
occhi. E nonostante questo cammina con disinvoltura verso l’amaro futuro che la
attende. Eroica. Struggente ma eroica. Il babbo muore. La mamma muore. Il ciuco
sopravvive ma non lo vedo benissimo. Va a stare dal nonno. Ricco. A bestia. Ma
ignorante come una capra. Non se la fila di pezza. Oddio, non si fila nessuno a
dire il vero. Verso gli sta sulle scatole perché con quella ciaffata di capelli
sul muso nemmeno riesce a vederla negli occhi. Ma lei è adorabile. E’ la nostra
Peline. Al grido di “Se il ciuco può cambiare, tutto il mondo può cambiare”, il
nonno diventa amorosissimo. Nasce una meravigliosa con la nipote. Il nonno
diventa cieco. Non bene. Grazie mamma per avermi imposto di guardarlo. Non mi
sono mai innamorato di una con la frangi lunga sotto la fronte. Credo sia colpa
di Peline
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