mercoledì 30 dicembre 2020

COSTRUIRE UNA NOTTE di Matteo Bogazzi

In un'ora di finestre di finestre,

in un'ora l'orizzonte è spento lago.

 

 

Abito

figure discritte,

accanto a fronde di vuoto.

Bestemmia di sole.

 

*

 

Ripeto e dimentico questo apparire,

o accedere:

è mio.

 

*

 

Di figure

figura che lo abitano in voce,

che manca,

al sole mostruoso.

 

 

Mani nel cono

del sonno.

 

*

 

Lingua artica,

amore,

nomi dorati, chiusi -

la tua mano -

mio paese è vederti, ora,

bestia è la porta

all'ora che punge.

 

 

Uno,

di ciò che è sempre,

abbraccia l'occhio sospeso.

 

*

 

Cerchio

verticale

di noci

l'Occidente.

 

Rovina di magra spoglia di curve

paralisi,

via,

nome ripeti infinito di fumi,

tra prima e dopo sei astro

disarticolato,

campana di tocco,

di taglio, tra denti,

vibri con l'animancante.

 

 

Corsa è il quaderno,

è vigna.

 

 

Silente presa un nome,

doma piano,

di domandare attratti serra,

passa il punto in cui, passato,

forse mare d'alberi donna,

lingua le urta,

noi destini, fiati, luci, uguali

fiumi di nomi, aperta tessitura

eri,

presente.

 

 

Oggetto dell'assente,

contro-preghiera, suono d'abbaglio,

dove il verso si scioglie la neve

e cola, città adesso,

labbra d'inverno,

 

andiamo.

 

E cosa è ogni cosa.

 

*

Disparte colture il verno un altro

tasto apre in cerchio, osa chi aspetta,

svernato richiamo, il verso

che altra lettera d'isole a dèi

insieme, donn'uomo, silenzi.

 

 

Abbiamo da fiutare suoni, flautate rotte,

piccole camere esplose

nei pugni: domande da frutto.

 

 

Come cammino

sogno questo amore.

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