mercoledì 30 dicembre 2020

NEI MIEI PANNI di Luca Turci

Il semaforo passa da rosso a verde, da verde a rosso, da rosso a verde; il ragazzo fissa la vetrina della lavanderia dall’altra parte della strada. Con la mano si rigira le boccette di profumo nella tasca sinistra dei pantaloncini.

Ha sete, è stanco, il sudore lo infastidisce. Gli sguardi della gente ormai lo infastidiscono. Basta girare sotto al sole, basta fermare persone, parlare, sorridere. Basta, è arrivato al limite. Quelle stupide boccette non le vuole più nessuno: la scusa della beneficenza non attacca più, ragazze e donne non hanno più bisogno delle sue bugie. Si sentiva un Dio: dieci euro per una boccetta di profumo da pochi centesimi e glieli davano pure volentieri. Poi quell’incontro con i suoi compagni di classe, i loro sguardi che lo giudicano: sei un pezzente. Messaggio chiaro, inequivocabile. Non si erano nemmeno curati di abbassare la voce mentre parlavano male di lui e andavano via.

Con la mano stringe l’impugnatura del coltello a scatto nella tasca destra. Lo ha trovato tra le vecchie cose di suo padre. Quello spiantato del cazzo. Chissà che fine ha fatto.

Il semaforo è rosso. Il ragazzo percorre mani in tasca la strada tra lui e la lavanderia. È l’unico negozio della via. È un quartiere di gente benestante, gente ricca per diritto divino. La peggiore. Quella lavanderia fa sicuramente tanti soldi. Li voglio, li voglio anch’io, devo averli; devono darmeli, pensa il ragazzo, mentre entra sfoderando il suo sorriso più amichevole. Il gestore, sui trent’anni, sorride a sua volta. È completamente ignaro, indifeso. Non se lo aspetta proprio, pensa il ragazzo. Sente che può farcela. Basta tirar fuori il coltello e farsi dare i soldi. Non può succedere niente di male. Un po’ di soldi in meno, ma ti tieni la vita. Ci guadagniamo tutti.

Il ragazzo tira la mano fuori dalla tasca. — Ciao, sto vendendo questi profumi, mi aiuti? Dieci euro appena.

Il gestore incrocia le braccia, il suo sorriso si attenua un po’, ma la gentilezza sul volto non muta. Sta ponderando la cosa: — Ti aiuterei volentieri, ma chi aiuta me?

— Ti aiuta il karma, è una ruota che gira in fondo, no? — Non farla troppo lunga, pensa il ragazzo. Qualcosa nella sua maschera sorridente vacilla, il gestore socchiude gli occhi, sembra averlo notato.

— Te li darei volentieri, davvero. Ma non posso, mi spiace.

Al ragazzo sfugge una smorfia di disappunto, non riesce a controllarsi. È stanco e teso, lo sforzo di non perdere la pazienza traspare chiaramente. È al bivio: tirare fuori qualche parola o il coltello. Non riesce a fare nulla di tutto ciò.

— So come ti senti. — Il gestore riflette un attimo appena mentre lo osserva, poi continua: — Aspettami qua. — E sparisce dietro una tendina verde.

È perfetto. Basta seguirlo e tirar fuori il coltello. Il ragazzo guarda la strada fuori della vetrata alle sue spalle. Non c’è nessuno. Quel tipo è completamente in suo potere. Ma non riesce a muoversi.

— Eccomi. — L’uomo rientra con un vassoio di biscotti. — Li lascio sempre per i clienti. Tieni. — Gli porge anche un succo di frutta. — Sei a pezzi, bevi. Spero che vada bene, ho solo questo.

Il ragazzo comincia a tremare, non riesce a nasconderlo. Basta tirare la mano fuori dalla tasca, pensa. Ma che vuole questo da me?, pensa, perché mi tratta così?

— Stai bene?

Una mossa secca, lo ammazzo e scappo. Il pensiero attraversa il ragazzo, sente le gambe cedere.

— Sediamoci un attimo, facciamo due chiacchiere. — Il gestore gli indica due sedie in un angolo.

Cosa vuole? Cos’è questa gentilezza? Il ragazzo recupera il sorriso più falso che ha: — Senti, ma sarai mica frocio? — E ride. Una risata forzata, dai lineamenti tesi che cercano invano di formare un volto sicuro, spavaldo.

Il gestore resta spiazzato, lo osserva appena per capire se fa sul serio e scoppia a ridere a sua volta. Prima che possa dire qualcosa il telefono squilla. Posa il vassoio su una sedia, fa cenno di attendere e sparisce di nuovo dietro la tendina verde.

Il ragazzo questa volta è pronto. La mano, sul coltello, è pronta. Fa un passo in avanti. Lo sguardo gli cade sul vassoio. Osserva il succo di frutta. La voce che viene da dietro la tenda dapprima impostata, si distende nell’ennesima risata.

Quando la telefonata finisce e il gestore ritorna, il ragazzo non c’è più. Al posto del succo di frutta trova una boccetta di profumo.

 

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