L'estate finiva più nature. L’estate finiva
più nature, diceva il poeta. Vent’anni fa o giù di lì. Questi vent’anni, come
sosteneva anche Giobatta Vico, debbono ripetersi perché i suoi vent’anni, del
poeta, non sono i miei. Dato anche il fatto non secondario che i miei sono
trenta. Come finiva l’estate trent’anni fa? Agosto era più agosto, nel senso
che ad agosto in città non si trovava nessuno. Per chi restava, l’unico
passatempo era fare il conto alla rovescia per la riapertura dei negozi
sbarrati per ferie, coi cartelli variopinti e dotati della marca da bollo. Il
clinamen era attorno al ventidue, o ventiquattro del mese. Quando si andava via
nel mese di agosto, quella era la data di ritorno. Al varco, magari,
attendevano gli esami di riparazione che inevitabilmente partivano al primo di
settembre. Prima, però, c’erano i mondiali di ciclismo, da seguire con la
dovuta attenzione: si cominciava con la pista, poi la cento chilometri a
squadre negli anni non olimpici, la prova dei dilettanti e quella dei professionisti.
Si sapeva così che l’ultima domenica d’agosto era arrivata. Le mattine si
facevano più fresche, andare in Ciao necessitava del giubbino di jeans. C’era
il compleanno, quello sì. Rompeva la routine di attesa dell’inizio della
scuola, mentre le giornate si accorciavano inesorabili. Fino ad un certo punto
ci si poteva imbattere anche nella Fiera degli Uccelli, una sorta di kermesse
dedicata soprattutto ai cacciatori che si teneva a Porta Romana e che poi fu
vietata per motivi animalistici. Veniva così la metà del mese, ed era tempo di
tornare sui banchi. C’era sempre qualche pioggia simbolica a troncare l’ultimo
legame con la bella stagione, come una spinta che ti buttava nel mare aperto
dell’anno nuovo pronto a risucchiarti con le sue abitudini. Lentamente
l’estate, le sue avventure, gli amori, le canzoni, gli oggetti, l’ora legale, i
gelati, le susine Stanley, il calcio d’agosto sbiadivano nel ricordo come
elementi iperuranici. Ci si salvava pensando già al presepe, le cui fondamenta
venivano gettate il ventidue settembre. Ma questa è un’altra storia.
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