lunedì 4 giugno 2018

COME IN UN CARTONE ANIMATO di Francesco Mancini

Come al solito non avevo una lira. Camminavo in giro per Firenze senza niente da fare. Era bello non avere niente da fare, peccato che per mangiare ci volevano i soldi. Si vedeva anche, mi sa che ero senza soldi. Infatti spuntò una ragazza, mentre ero seduto sulla mia panchina preferita di piazza del mercato centrale, e mi disse: "Non hai una lira vero?" "Macché", risposi "non faccio una mazza perché sono ricco di famiglia". "Non ci crede nessuno" sentenziò lei, e per giunta si mise seduta insieme a me sulla mia panchina preferita, che, pur esseno di proprietà del comune di Firenze, sentivo mia a tutti gli effetti. "Devi credermi" insistevo "i miei stanno benino. Ecco perché mi vedi sempre qua seduto, a quest'ora." "Ascolta" disse lei guardandomi dritto in faccia "Io sono di famiglia ricca. Tra noi ci riconosciamo a occhio, anche se a volte andiamo in giro combinati come dei pezzenti. Tu sei figlio di un operaio dell'Enel, al massimo". Rimasi senza fiato. Aveva indovinato perfino il lavoro di mio padre. Era una maga? "Va bene, io sono povero e tu dimostri una certa capacità parapsicologica di leggere il pensiero." le sparai, senza pensarci, "Ma non fare una mazza richiede impegno -dovresti saperlo- quindi o te ne vai tu o vado via io." "Ti va di guadagnare un centino baciandomi?" Mi chiese. Io stavo per indignarmi -non so bene di che cosa- e per fuggire via. Poi cominciai a chiedermi dove voleva andare a parare, come pensava di fregarmi, la tipa. La guardai attentamente per la prima volta. Era bella, due labbra grandi e tumide, gli occhi chiari, grandi ricci castani. "Che cosa?" "Mi hai sentito. Tu mi baci. Qui, su questa panchina. E ti becchi cento euro." "E io sono Wanda Osiris. Sarò povero, ma mica cretino! Devi venire a prendere per il culo proprio me?" "Lo faccio per fare ingelosire il mio fidanzato" spiegò, abbassando lo sguardo. "Tra poco passerà di qui. Mi trascura, ultimamente. Un tempo, eravamo così innamorati! Mi vedrà mentre ti bacio, così, da come reagirà, capirò se mi vuole ancora bene." "E se reagisce riempiendomi di botte?" "Lo fermerò prima, non preoccuparti. In quel caso, gli spiegherei tutto subito." Pensai che la cosa era abbastanza sensata. Screzi tra fidanzati ricchi. Eppure, sentivo puzza di bruciato. La guardai ancora. Bella e ricca. Coi suoi capricci, e col fidanzato che la trascurava, ricco sicuramente anche lui. Certo, un centino mi faceva proprio comodo. Mi svoltava la settimana. E la ragazza mica era gobbina e con la bava... "Vedrai, sarà come in un cartone animato!" concluse con un gran sorriso, porgendomi i cento euro. "Ma... vuoi che cominciamo ora, subito?" "Tra poco il mio fidanzato passa..." Io presi i cento euro e lei prese la mia testa tra le mani. Sentii la sua lingua entrarmi im bocca. Una lingua da ragazza ricca. Sulle prime restai un po' impalato (non mi succedeva dal 2004) poi l'istinto sopraggiunse e partecipai con una certa forza. Mi toccava anche, dappertutto. Toccai anch'io. D'altra parte, aveva cominciato lei. Stavo cominciando a divertirmi, quando sentii esclamare: "Puttana!" dall'altra parte della piazza. Ci voltammo in direzione del grido, vidi un tipo moro, non tanto alto ma molto robusto che ci fissava con gli occhi fuori dalle orbite. Eccolo, pensai, ci siamo, ecco il fidanzato. Fuori di sé. Quindi la ama ancora. Quindi ora lei spiegherà tutto e me ne potrò andare. "Vattene via!" disse lei invece, "e lasciami in pace col mio nuovo ragazzo!" Gli occhi del tipo uscirono maggiormente dal cranio. Tremava. Ok, pensavo, ora lo ferma. Ora gli spiega tutto. Se non lo fa lei lo faccio io. "Mi hai sentito? Vattene via! Lui, per lo meno, mi scopa divinamente!" urlò lei con tutta la forza che aveva. Nella piazza ci stavano guardando tutti. "Io vi ammazzo." disse lui. Con calma. Con una calma che quasi mi provocò la diarrea. Ecco, ora gli spiega, pensavo. Ora, proprio ora. Avrei voluto parlare, dire qualcosa, spiegare io. La mia bocca si aprì un un paio di volte, nel tentativo. Non uscivano suoni. Sembravo un pesce fuor d'acqua. Lei mi tirò a se con forza, poi esclamò: "Sono incinta di lui!" La folla mormorò. Lui non mormorò. Caricò. Alzai le mani, aprii di nuovo la bocca inutilmente, poi sentii il primo cazzotto. E ancora. E ancora. Mentre mi si annebbiava la vista, ebbi modo di scorgere lei che rideva come una pazza. "E' una melodia!" gridò, alzando le mani al cielo. "Come in un cartone animato" mi venne di ricordare.

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