Cosa
ne facciamo di tutti questi cappelli, signora? Qualcuno è quasi nuovo. Quando
le ragazze cominciarono a viaggiare per conto loro, chiedevi che ti regalassero
un berretto da baseball con il logo della città che avevano visitato. Parigi,
Berlino, Praga, Londra, Tokyo. Li comperavano nei negozi di souvenir: quello di
Barcellona era uno dei tanti di fronte alla Sagrada Familia, ti avevano
raccontato. Il berretto era rosso, con due fasce triangolari blu che scendevano
dal bottone in cima. Sulla visiera e sulle fasce era ricamato il nome della
città, sulla fronte sporgeva una B maiuscola in rilievo. Era uno dei tuoi
berretti preferiti.
Sono
vecchi, non li vuole nessuno. Mettili nel sacco grigio del secco. Dagli Stati
Uniti, ti portavano i berretti autentici delle squadre di baseball. New York
Yankees, San Francisco Giants, Washington Nationals. Tu e tua moglie non
avevate viaggiato molto. Dovevate lavorare e risparmiare, per la famiglia e per
far studiare le figlie. Poi arrivarono i nipoti, a cui dedicarsi per aiutare i
genitori che lavoravano.
Aspetta,
mamma, protestò il bambino. Voglio quello rosso. Quando uscivi di casa,
sceglievi il cappello intonandolo con i vestiti. Il berretto di Madrid, marrone
e giallo, lo accostavi al maglione senape, accompagnato alle scarpe in pelle.
Il giorno del tuo cinquantesimo anniversario di matrimonio non indossavi nessun
cappello, ma il completo grigio e la camicia bianca ben stirata. Non riuscivi a
trovare la toilette, eri leggermente confuso dal locale che non conoscevi.
È
vecchio, amore. Era del nonno, te ne compro io uno nuovo. Avevi cominciato a
perdere la memoria. Te ne accorgevi, ma cercavi di minimizzare: È l’età, sto
diventando vecchio. Ti portarono in ospedale a fare una visita medica. Inizio
di Alzheimer, la diagnosi. Eri seccato di dover vedere l’amico di un tempo,
avevi cominciato a non uscire più. Non ne ho voglia, dicevi. Solamente a casa
con tua moglie ti sentivi al sicuro.
Voglio
quello! Voglio il cappello rosso! Il geriatra ti chiese di disegnare un
orologio che segnasse le 11.10. Avevi tracciato un bel cerchio, ma poi era
stato difficile fissare i numeri: si raggruppavano tutti da un lato. Le
lancette delle ore e dei minuti le avevi poste una sopra l’altra. Guardando lo
scarabocchio ti eri scusato dicendo che non sapevi disegnare bene. Il medico
aveva risposto sorridendo che andava bene così, mentre tua moglie aveva
sospirato guardando la figlia che vi aveva accompagnato.
È
sporco, devo lavarlo. Poi si rovina e non ti piace più. Per tua moglie, anche
lei anziana, era più difficile adesso. Le figlie avevano assunto una badante
che ti imboccava, ti accompagnava in bagno e ti puliva, ti sedeva sulla
poltrona davanti alla televisione. Ogni due giorni ti accompagnava a fare un
giro nell’isolato, spingendo la carrozzina che traballava sull’asfalto
sconnesso. Dopo averti vestito, ci voleva del tempo per scegliere quale
cappello indossare. Alla fine non ti chiedeva più cosa preferivi, rispondevi a
mala pena.
Voglio
quello rosso! Il giorno del tuo funerale sarebbe stato bello se avessi potuto
indossare uno dei tuoi cappelli da baseball, ma era una cerimonia importante.
Indossavi il completo grigio e la camicia bianca ben stirata. Tu che ti vestivi
sempre con maglione, polo e jeans, o ultimamente con i pantaloni della tuta,
perché la badante li trovava più comodi per il suo lavoro.
Va
bene, disse la madre. ...No, non puoi metterlo adesso. Ecco, è nella borsa. Lo
puoi portare dopo che l’ho lavato, va bene? Pensava che il figlio si sarebbe
dimenticato del cappello, e a casa avrebbe potuto buttarlo nella spazzatura
senza che se ne accorgesse. Ma il bambino si intestardì a usarlo anche se gli
stava largo e copriva metà delle orecchie. Quando si stufò, il berretto finì in
testa a un koala gigante di peluche, regalo del nonno di quand’era più piccolo.
La madre pensò che fosse il momento di buttarlo. Con la punta di due dita,
prese il berretto per la visiera. Provalo! Ti sta bene. Vero, mamma, che il
rosso gli sta bene? L’abbiamo comperato in un negozietto davanti alla Sagrada
Familia. Ce n’erano tanti, ma questo sapevo che ti sarebbe piaciuto. Decise di
tenere il berretto ancora un po’.
Una rapida carrellata su un vissuto che purtroppo è "vissuto", e subito, all'interno di molte famiglie.
RispondiEliminaLa malattia come annientamento di ciò che si è stati, l'appiattimento partendo dalla distruzione delle passioni rappresentate da tanti berretti da baseball, ognuno (nella mia testa) raffigura un'istantanea di vita.
Grazie, Dedalo. Hai colto il centro del racconto: l'Alzheimer come graduale annientamento fisico e mentale.
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