Il
sole stava timidamente sorgendo all’orizzonte in fondo alla lunga strada,
mentre la mia Punto sfrecciava a tutta velocità. Avevamo fatto una cazzata, e
stavolta davvero grossa. Nella macchina serpeggiava il panico, e l’ospedale più
vicino era ancora dannatamente lontano. Tutto era cominciato circa un anno
prima, quando Jim era stato ostaggio in una rapina alla banca. Il poveretto era
rimasto così traumatizzato dall’evento che aveva sviluppato una strana e
acutissima “fobia”. I rapinatori indossavano tutti dei cappelli che erano
rimasti traumaticamente impressi nella mente del malcapitato Jim. Per questo da
quel giorno, ogni volta che vedeva un qualsiasi cappello, Jimmy esplodeva in
acutissime crisi di panico. Noi del gruppo avevamo smesso di indossare qualsiasi
tipo di copricapo, ma ovunque andassimo qualche cappello spuntava fuori e
puntualmente il poveretto dava di matto. Almeno un paio di volte al giorno, un
cappello appariva in lontananza. Allora Jim si bloccava, sbarrava gli occhi
blu, spalancava l’enorme bocca e immobile cominciava ad annaspare in cerca di
ossigeno, sbavando. Poi seguiva una fase di isteria in cui si rannicchiava su
sè stesso con la testa fra le ginocchia,
gridando e dondolandosi. Infine si alzava in lacrime e cominciava a correre, lontano.
Spariva per qualche minuto, e quando tornava era come nuovo. Dopo un po’ ci
eravamo così tanto abituati alla cosa che quasi non ci facevamo caso.
Anzi
a dire la verità nel tempo ci era nato un dubbio: sospettavamo che Jimmy
fingesse. Come mai? Beh perchè le sue crisi, spesso, avvenivano nel momento più
opportuno per scomparire.
La
prima volta che ci rendemmo conto di queste strane coincidenze fu quando
eravamo al ristorante. Avevamo mangiato e, soprattutto, bevuto a volontà. Il
conto era davvero salato. Così mentre discutevamo Jim si blocca lanciando un
femmineo e acuto gridolino, come se un aquilotto si fosse inavvertitamente
seduto su un ramo eretto verticalmente. Spalanca gli occhi, si rannicchia, e
scappa. Lasciandoci il conto da pagare, per poi ricomparire tranquillamente
appena usciti dal ristorante affermando di aver visto un cappello fuori dal
locale. Altri eventi del genere si susseguirono.
Come
quella volta in cui la sua ragazza era comparsa incazzata come un babbuino
affamato perchè aveva scoperto che Jim l’aveva tradita con sua sorella. Anche
in quel caso appena cominciata la discussione di nuovo l’urletto da aquila
sodomizzata a sorpresa, seguito dalla classica crisi. Di nuovo quel giorno in
cui nessuno voleva prendere la macchina per andare nel pub a bere. La sera in
cui ci aveva provato con la ragazza di quell’enorme energumeno, che poi insieme
ai suoi amici palestrati, se l’era rifatta con noi.
Insomma
la storia andava avanti da tempo. Ogni volta Jim spariva, ed era l’unico a
vedere il cappello. Ci eravamo stancati delle sue cazzate così avevamo
escogitato un tranello, per dimostrare una volta per tutte che mentiva sulla
sua fobia, e chiudere quella storia. Avevamo ingaggiato una prostituta, lei
avrebbe sedotto Jimmy, l’avrebbe portato nel suo appartamentoe,
io e Tommy ci saremmo nascosti nell’armadio che era di fronte. Una volta in
casa, la prostituta si sarebbe dovuta scopare l’inconsapevole vittima. Poi, sul
più bello, proprio mentre lui stava per venire, lei avrebbe estratto da sotto
al letto un cappello. Così Jim non avrebbe potuto fingere una crisi, noi
saremmo saltati fuori e avremmo ripreso tutto con il cellulare.
Quella
sera era tutto pronto. Io e Tommy eravamo nell’ armadio, sghignazzando
compiaciuti. Jim e la squillo arrivarono a casa, poi lei lo porto a letto e
cominciarono a darci dentro, mentre noi stavamo pronti a saltare fuori al
momento opportuno. Ad un certo punto lei, che era sopra di lui, in ginocchio,
si piegò afferrando il cappello da sotto il letto. Io e Tommy balzammo rapidi
fuori dall’armadio, col telefono che riprendeva, mentre la donna sventolava il
cappello appoggiandolo sulla faccia di Jim. Che però rimase inerme.
-Ti
abbiamo beccato figlio di puttana!- Gridai
Jim
non rispose.
Io
e il mio compagno ci guardammo.
-Jim?-
chiese Tommy vedendo che lui rimaneva immobile con quel cappello sulla faccia.
Alzai
preoccupato il cappello. La faccia del malcapitato era bloccata in una strana
smorfia.
La
prostituta saltò giù dal letto. - Cazzo è morto!- urlò disperata scappando
dall’appartamento.
Accostaiì
il mio orecchio sul suo petto, mentre la stanza era avvolta in un silenzio
surreale. Respirava.
-Merda
Jim! Era solo un… Merda! Dobbiamo portarlo all’ospedale ora cazzo! Credo sia
vivo porca troia.- Io e Tommy presi dalla frenesia trascinammo il corpo nudo e
ancora in erezione del nostro amico in macchina e partimmo a tutta velocità.
Già
avevamo fatto una grossa, grossa cazzata.
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