domenica 31 marzo 2019

LA BEFFA DI JIMMY di Lorenzo Bellandi


Il sole stava timidamente sorgendo all’orizzonte in fondo alla lunga strada, mentre la mia Punto sfrecciava a tutta velocità. Avevamo fatto una cazzata, e stavolta davvero grossa. Nella macchina serpeggiava il panico, e l’ospedale più vicino era ancora dannatamente lontano. Tutto era cominciato circa un anno prima, quando Jim era stato ostaggio in una rapina alla banca. Il poveretto era rimasto così traumatizzato dall’evento che aveva sviluppato una strana e acutissima “fobia”. I rapinatori indossavano tutti dei cappelli che erano rimasti traumaticamente impressi nella mente del malcapitato Jim. Per questo da quel giorno, ogni volta che vedeva un qualsiasi cappello, Jimmy esplodeva in acutissime crisi di panico. Noi del gruppo avevamo smesso di indossare qualsiasi tipo di copricapo, ma ovunque andassimo qualche cappello spuntava fuori e puntualmente il poveretto dava di matto. Almeno un paio di volte al giorno, un cappello appariva in lontananza. Allora Jim si bloccava, sbarrava gli occhi blu, spalancava l’enorme bocca e immobile cominciava ad annaspare in cerca di ossigeno, sbavando. Poi seguiva una fase di isteria in cui si rannicchiava su sè stesso con la testa fra  le ginocchia, gridando e dondolandosi. Infine si alzava in lacrime e cominciava a correre, lontano. Spariva per qualche minuto, e quando tornava era come nuovo. Dopo un po’ ci eravamo così tanto abituati alla cosa che quasi non ci facevamo caso.
Anzi a dire la verità nel tempo ci era nato un dubbio: sospettavamo che Jimmy fingesse. Come mai? Beh perchè le sue crisi, spesso, avvenivano nel momento più opportuno per scomparire.
La prima volta che ci rendemmo conto di queste strane coincidenze fu quando eravamo al ristorante. Avevamo mangiato e, soprattutto, bevuto a volontà. Il conto era davvero salato. Così mentre discutevamo Jim si blocca lanciando un femmineo e acuto gridolino, come se un aquilotto si fosse inavvertitamente seduto su un ramo eretto verticalmente. Spalanca gli occhi, si rannicchia, e scappa. Lasciandoci il conto da pagare, per poi ricomparire tranquillamente appena usciti dal ristorante affermando di aver visto un cappello fuori dal locale. Altri eventi del genere si susseguirono.
Come quella volta in cui la sua ragazza era comparsa incazzata come un babbuino affamato perchè aveva scoperto che Jim l’aveva tradita con sua sorella. Anche in quel caso appena cominciata la discussione di nuovo l’urletto da aquila sodomizzata a sorpresa, seguito dalla classica crisi. Di nuovo quel giorno in cui nessuno voleva prendere la macchina per andare nel pub a bere. La sera in cui ci aveva provato con la ragazza di quell’enorme energumeno, che poi insieme ai suoi amici palestrati, se l’era rifatta con noi.
Insomma la storia andava avanti da tempo. Ogni volta Jim spariva, ed era l’unico a vedere il cappello. Ci eravamo stancati delle sue cazzate così avevamo escogitato un tranello, per dimostrare una volta per tutte che mentiva sulla sua fobia, e chiudere quella storia. Avevamo ingaggiato una prostituta, lei avrebbe sedotto Jimmy, l’avrebbe portato nel suo appartamentoe, io e Tommy ci saremmo nascosti nell’armadio che era di fronte. Una volta in casa, la prostituta si sarebbe dovuta scopare l’inconsapevole vittima. Poi, sul più bello, proprio mentre lui stava per venire, lei avrebbe estratto da sotto al letto un cappello. Così Jim non avrebbe potuto fingere una crisi, noi saremmo saltati fuori e avremmo ripreso tutto con il cellulare.
Quella sera era tutto pronto. Io e Tommy eravamo nell’ armadio, sghignazzando compiaciuti. Jim e la squillo arrivarono a casa, poi lei lo porto a letto e cominciarono a darci dentro, mentre noi stavamo pronti a saltare fuori al momento opportuno. Ad un certo punto lei, che era sopra di lui, in ginocchio, si piegò afferrando il cappello da sotto il letto. Io e Tommy balzammo rapidi fuori dall’armadio, col telefono che riprendeva, mentre la donna sventolava il cappello appoggiandolo sulla faccia di Jim. Che però rimase inerme.
-Ti abbiamo beccato figlio di puttana!- Gridai
Jim non rispose.
Io e il mio compagno ci guardammo.
-Jim?- chiese Tommy vedendo che lui rimaneva immobile con quel cappello sulla faccia.
Alzai preoccupato il cappello. La faccia del malcapitato era bloccata in una strana smorfia.
La prostituta saltò giù dal letto. - Cazzo è morto!- urlò disperata scappando dall’appartamento.
Accostaiì il mio orecchio sul suo petto, mentre la stanza era avvolta in un silenzio surreale. Respirava.
-Merda Jim! Era solo un… Merda! Dobbiamo portarlo all’ospedale ora cazzo! Credo sia vivo porca troia.- Io e Tommy presi dalla frenesia trascinammo il corpo nudo e ancora in erezione del nostro amico in macchina e partimmo a tutta velocità.
Già avevamo fatto una grossa, grossa cazzata.


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