giovedì 31 ottobre 2019

LE LUNGHE NOTTI DI ROCKY di Massimiliano Piccolo


Gli capita di leggere articoli che raccontano di gente molto strana. Pare infatti che sia gente che vorrebbe dormire meno. Per avere più tempo. Per fare una cifra infinita di cose.
Queste parole gli capitano sott'occhio soprattutto la sera, quando vorrebbe essere stanco, come qualsiasi essere vivente sulla faccia della terra.
Scorre pagine che parlano di un tale che sta puntando alle quattro ore di sonno per realizzare le sue sterminate passioni. Insomma, gli piace soffermarsi sula follia umana espressa in tutte le sue mille sfaccettature. E mentre cerca di mantenere l'attenzione sulla riga su cui si è inchiodato, si stropiccia prima un occhio e poi l'altro. Perché gli fanno male. Quel male affilato che parte da dentro, come un invisibile spillo che punge dal nucleo interno del cervello.

A furia di non dormire, si è ritrovato due occhiaie sotto agli occhi che ricordano un pugile con una difesa scadente. Ed è per questo motivo che tutti, ma proprio tutti, nella valle desolata da cui se sono fuggite anche le lacrime, lo chiamano Rocky.
Le occhiaie sono talmente scure che paiono quasi lenti da sole, i Rayban a specchio di uno sbirro americano. Gli manca soltanto la montatura, ma di quella chi se ne frega.
Per non farsi mancare nulla, sotto agli occhi sono presenti anche le gonfie e rugose borse che ricordano il muso di uno Sharpei. Capienti come borsoni, ingombranti come valigie. Sembrano le valigie per chi è sempre in viaggio, in perenne esplorazione nel continente della veglia.

Rocky non dorme da anni, se non più di una risicata mezz'ora a notte. Qualche anno fa, ha addirittura raggiunto le tre ore e quarantadue minuti, poi basta. Fine della festa.
Da allora, lavora il giorno e vive la notte. Lavora come elettricista, cercando, visto la lucidità che ha smesso di incontrare lungo la via, di non cadere dalla scala, di non crivellarsi una gamba con il trapano o di ammaccare il furgone del suo capo contro un cancello, magari quello dei suoi stessi clienti. Sa di essere costantemente sotto osservazione. In pochi credono alla storia dell'insonnia, e, il suo capo, piccolo artigiano lombardo simpatizzante del duro lavoro e del sacrificio, non è tra questi. Gli piace fare la vita nelle lunghe notti luganesi, dice. Ma Rocky non conosce né casinò né bordelli. O quasi.

A volte si dimena nel letto, altre nemmeno ci prova. Butta l'occhio su qualche notizia, poi prende la macchina e comincia le sue torpide scorribande per la valle dormiente. Un tour dei pochi posti aperti per i rari nottambuli come lui.
Così si parte dal bar sotto casa che, alle undici, abbassa la serranda. Poi al disco-bar “Da Gioele” che si permette addirittura di chiudere all'una. Poi un giro tra i pochi supermercati che, da poco, hanno deciso di tenere aperto h24, nell'inospitale nord del varesotto.
Ricorda bene quando lo ha scoperto; si è lustrato gli occhi stanchi, alla vista di quel cartello affisso all'entrata di un punto vendita della nota catena francese. Da allora questa è una delle sue tappe preferite, conosce tutte le cassiere, gli scaffalisti e i magazzinieri, i turni, la disposizione dei vari prodotti e si tiene anche aggiornato sulle offerte settimanali. Il Direttore del punto vendita gli ha persino consigliato di mandare il Curriculum Vitae. Ci sta ancora pensando, del resto, quando si dorme così poco, il pensiero fa un po' fatica a carburare. 

Dopo l'accurato giro del supermercato, Rocky se ne va nel locale notturno che sta proprio attaccato al confine svizzero. Ci va perché conosce praticamente tutti. Certo, c'è anche qualche spettacolino sexy, ma lui lo osserva disinteressato, con lo stesso occhio pigro con cui potrebbe guardare Marzullo scostarsi il ciuffo a notte fonda in tv. Da quando è insonne, cioè da troppi anni, ne ha visti di culi all'aria e di tette in mezzo ai pali, tanto che ora non gli fanno più né caldo né freddo. Ormai conosce i nomi di tutte le spogliarelliste e molte sono diventate sue confidenti. Gli parlano e sanno che Rocky non è tipo da provarci per poi cercare di portarsele a letto. Infatti a quell'ora incomincia ad avvertire la stanchezza che gli pesa sulle palpebre fino alle ventuno della sera successiva, quando si ritrova sveglio come il più bastardo dei grilli. E se le palpebre sono pesanti, figuriamoci il resto.

Le ragazze e i barman sono tutti alla mano. Gli stanno quasi tutti simpatici. Forse perché sono animali notturni, proprio come lui. Un po' per scelta, un po' per costrizione, con le pupille dilatate, la parlantina e movimenti accelerati tra le luci bassissime di una piccola fetta di mondo che non vuole dormire. O che non riesce. E Rocky ne sa qualcosa.
Sono tanti a smascellare o a tirare di naso, ma fa parte del gioco. E' difficile reggere, notte dopo notte, se non si appartiene a quel genere di nottambuli che manco gli passa per l'anticamera del cervello di tuffarsi in un letto e magari coricarsi.
Così rimane nel locale a chiacchierare fino alle cinque e mezza passate. Poi saluta tutti, compreso il gestore che chiama per nome, a volte per soprannome, scambia qualche chiacchiera con il buttafuori per discutere dell'andamento della serata e sul fatto che oggi la gente è molto più cafona di un tempo. Di solito chiude il discorso sussurrandogli con una certa complicità che il suo, sì che è un lavoro cazzutissimo. Gli tira una pacca sulla spalla abnorme e si incammina verso casa. Si fa una di quelle docce che non può rigenerare nulla e si ficca addosso i vestiti da lavoro che puzzano sempre di ferraglia.

E' presto, come sempre. Il ritornello di una vita senza sonno, un'esistenza con quel sapore di eterno che tende quasi a nauseare. Allora esce a fare colazione al bar, dove ritrova tutti gli artigiani, vestiti più o meno come lui, che inaugurano le giornate prima ancora dell'alba. Oppure i netturbini che hanno appena terminato l'ennesimo turno. Per questi ultimi ha un debole, e loro lo sanno. Si cercano, si trovano, provano a farsi l'occhiolino, con quegli occhi gonfi che narrano, tra le acute sinfonie delle tazzine, certe storie di nottate senza fine.

Nessun commento:

Posta un commento