venerdì 31 gennaio 2020

LETTERA DI ME DA GIOVANE A ME DA VECCHIA di Monica Capomonte


“Non ci sono abbastanza donne manager perché non puoi mettere a capo di qualcosa una persona che ha le mestruazioni una volta al mese”. Lo ha detto davvero, un consigliere comunale di Napoli, Dal mio amato Galles controllo l’indirizzo web del giornale (vuoi mica sia un buontempone) e invece no, è tutto vero. Nella mia amata Napoli un tale eletto da u’puopolo ha detto questo. Uff, m’incacchio, ma che faccio? Scrivo un vibrante commento sdegnato sulla rivistina su cui correggo articolesse altrui? Metto un pollice giù sul computer, accompagnato da una minacciosa faccina arrabbiata. Sono troppo vecchia per queste cose.
Ma no lasciamo correre, di cretini è pieno il mondo, che ci possiamo fare?
Lasciamo stare.

Alzo la testa, mi guardo allo specchio e vedo qualcosa di strano: il paesaggio dietro di me non è il mio amato Galles, ma la mia amata Napoli, proprio la fine di Via Chiaia che vedevo dalla mia finestra quando andavo a scuola. Mi alzo, accendo la tv. Si vede tutto sgranato, per via di un tubo catodico che ha più anni di mamma.  “Televideo: pagine dimostrative”.
“Papà, chi è il numero 9 del Napoli?” chiedo, con una vocina giovane giovane
“Domenico Penzo” risponde papà dalla sala.
Mmm.
Penzo. Prima di Careca. Non siamo neanche nel 1985. Potrei chiedere di Maradona, ma non lo faccio, che poi mi emoziono.
Realizzo.
Sono di nuovo una bambina. O quasi. Insomma sono giovane.
Mi rimetto a sedere. Il computer non c’è più, c’è solo una macchina da scrivere. La riconosco, è quella di zio Marco.
Inizio a battere sui tasti

“A Monica, nel 2020.
Mo’ ascolta. Non muori nel 1991 in quell’incidente con la moto, nemmeno dopo quando nasce Dilla. Non mi fare perdere tempo, devo dirti solo una cosa, non so per quanto tempo posso scriverti da qui. Lo so, sarai sempre stanca, dietro alle bimbe, al marito eccetra eccetra. Però quando da grande leggerai quella cosa “non ci sono abbastanza donne manager” famme o’piacere, incacchiati. Non lasciare correre.
Va bene, sei istruita, ma incacchiati proprio, già alla “m” di manager, alza la voce, tira un pugno, fai quello che ti pare.
No, perché lo so che hai tante cose da fare: ma nessuna di queste è davvero importante.
Che c’entra, mica devi curare i malati come Cetta che fa l’infermiera, ma non lasciare correre.
Quel tizio ha uno stipendio, un ufficio stampa, chiamalo Mo’ e dai.
Magari non cambia niente, ma tu fallo, togliti la soddisfazione.
Che se non lo fai poi per farti passare il nervoso ti metti a cucinare e quello lo sai non è cosa tua.
Diglielo, non lasciare correre.

Sto per aggiungere di Franco e Rosa, quando tutto si fa buio.
Riapro gli occhi.


Sullo schermo del pc,  la pagina di quel sito italiano: “ “Non ci sono abbastanza donne manager. Già alla “m” di manager mi sturbo.

Vediamo un po’ il nome del consigliere comunale… vediamo … mmm bene. Sito del comune di Napoli … eccolo qua.
Biografia.
Nu cazzo e’ scienziato, proprio.
Vediamo un po’: contatti... Ufficio stampa.
Prendo il telefono in mano. Prefisso italia.
Così. Solo per soddisfazione. Che sennò poi mi metto a cucinare, e quella non è cosa mia.

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