Avevamo preso l’acido ormai già da qualche decina di minuti, e sembrava non fare effetto. Eravamo io, i’Dani, i’Biga e i’Quaglia. Non so per quale cazzo di motivo ci era sembrata una buona idea passare un Sabato sera nel bosco sotto allucinogeni. Stavamo in cerchio attorno ad un fuoco, lamentandoci con i’Biga del prodotto scadente che ci aveva procurato.
Finché i’Dani, che
era andato a pisciare, attirò la nostra attenzione. Oltre l’albero su cui aveva
orinato, delle lucine, come quelle natalizie, segnavano un percorso a terra. Visto
quanto ci stavamo annoiando, decidemmo di seguirle e vedere dove portavano.
Camminammo per un
tempo indefinito. Intorno a noi tutto era buio, i cellulari non prendevano e
non sapevamo dove eravamo. Per un tratto le luci sparivano in un passaggio nella
roccia, sembrava pericoloso, ma decidemmo comunque di continuare
l’esplorazione.
Fu così che, oltre
quel passaggio, sbucammo in un’enorme radura nel bosco, al centro della quale
si ergeva un enorme fabbrica fumante. Quel posto era davvero assurdo in ogni
suo dettaglio. Innanzitutto nevicava. Strano visto che da dove arrivavamo non
c’era traccia della neve. Poi c’erano delle renne, in una rimessa poco fuori
dalla fabbrica. Chi cazzo è che tiene delle Renne come animali domestici?
Infine intorno all’edificio erano a lavoro degli strani nanetti vestiti di
verde con le orecchie a punta. Sembravano… Elfi. Eravamo tutti e quattro
increduli. Che
scherzo era questo? Renne, Elfi e luci natalizie. Impossibile… non potevamo davvero
essere finiti nel villaggio di Babbo Natale!
Stavamo discutendo
sull’impossibilità di ciò che era davanti ai nostri occhi quando il suono di una
macchina attirò la nostra attenzione. Dal SUV scesero tre tizi vestiti da
militari. Un uomo uscì dalla fabbrica e li accolse. Era grasso, con la barca e
vestiti rossi. Era Babbo Natale.
Restammo a bocca
aperta. Dovevamo saperne di più. Decidemmo che saremmo entrati dentro per
capire cosa stava succedendo. Silenziosi scivolammo nella fabbrica da una porta
sul retro. Ci ritrovammo su un ballatoio. Sotto di noi, centinaia di Elfi
costruivano giocattoli e… armi?! Facendo attenzione a restare nascosti
scrutammo quei laboriosi esseri costruire bambole e AK-47. Quindi Babbo Natale
costruiva armi? Improvvisamente eccolo entrare nel salone sotto di noi, con i
tre uomini.
-Io lo conosco
quello!- sussurrò i’Quagli indicando uno dei tre -Quello è al-Baghdadi, il capo
dell’ISIS. Lo
guardammo tutti
stupefatti, più dal fatto che lo riconoscesse che dal fatto che fosse insieme a
Babbo Natale.
-Quindi Babbo Natale
vende le armi al califfato? -chiesi. Nessuna risposta.
Restammo ad osservare
Babbo Natale e il terrorista che chiacchieravano. Poi i’Quaglia si mise a
riprendere tutto con il telefono.
-Che cazzo fai?-
-Il mondo deve
sapere-
Non aveva tutti i
torti. Decidemmo che avremmo mostrato al mondo il vero volto di Babbo Natale.
Saremmo diventati famosi e avremmo avuto qualsiasi ragazza. Ad un tratto i
quattro sotto di noi decisero di spostarsi. Li seguimmo ma i’Biga, scivolò, il
ballatoio crollo e con un tonfo cademmo davanti tutti.
-E voi chi cazzo
siete?- chiese il vecchio barbone.
Restammo in silenzio
per un paio di secondi, poi i’Dani prese coraggio.
-Siamo quelli che
racconteranno al mondo le tue malefatte Babbo Natale!- fece indicando il telefono
con cui i’Quaglia aveva ripreso tutto. Era un coglione. Quel barbone vestito di
rosso capì subito che avevamo ripreso tutto con i telefonini.
-Maledetti ragazzini!
Come pensate che possa permettermi di regalare ad ogni bambino del mondo un
giocattolo? I canti natalizi non danno da mangiare agli elfi e con i soldi
della sponsorizzazione della Coca-Cola riesco a malapena a pagare le spese di
mantenimento!-
Ci guardammo
esterrefatti. Nessuno ci aveva mai pensato?
-Cosa avete da dire
adesso? Piccoli idioti?-
-Non so… però
finanziare il califfato per far avere delle bambole a dei bambini non mi sembra
comunque eticamente corretto- risposi
-Già!- mi fece eco
i’Dani -e poi se ti consegniamo alle autorità diventeremo famosi e ci faremo il
cazzo a punta!- Lo guardammo tutti con sguardo severo.
-Non è quello il
punto-
-Però è uno dei
punti!-
-Beh essere uno dei
punti lo è- constatò i’Quaglia.
-Fanculo! Sono già
stanco di voi quattro. Prendeteli!- Ordinò Babbo. Un’orda di elfi ci fu addosso
in un secondo. Erano piccoli ma cattivi e determinati. in breve ci
sopraffecero. Svenni.
Quando mi risvegliai
stavo sbavando in un cespuglio, nel bosco, alle nostre tende. I’Biga, i’Dani e
i’Quaglia erano lì con me. Doveva essere stato quel cazzo di acido. Dopotutto
non era affatto scadente. La cosa strana, è che, una volta ripresi, ci
accorgemmo che sul telefono del Quaglia ogni foto o video era stato cancellato.
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