mercoledì 30 settembre 2020

PASSAGGI, LUCI E VILLAGGI di Lorenzo Bellandi

Avevamo preso l’acido ormai già da qualche decina di minuti, e sembrava non fare effetto. Eravamo io, i’Dani, i’Biga e i’Quaglia. Non so per quale cazzo di motivo ci era sembrata una buona idea passare un Sabato sera nel bosco sotto allucinogeni. Stavamo in cerchio attorno ad un fuoco, lamentandoci con i’Biga del prodotto scadente che ci aveva procurato.

Finché i’Dani, che era andato a pisciare, attirò la nostra attenzione. Oltre l’albero su cui aveva orinato, delle lucine, come quelle natalizie, segnavano un percorso a terra. Visto quanto ci stavamo annoiando, decidemmo di seguirle e vedere dove portavano.

Camminammo per un tempo indefinito. Intorno a noi tutto era buio, i cellulari non prendevano e non sapevamo dove eravamo. Per un tratto le luci sparivano in un passaggio nella roccia, sembrava pericoloso, ma decidemmo comunque di continuare l’esplorazione.

Fu così che, oltre quel passaggio, sbucammo in un’enorme radura nel bosco, al centro della quale si ergeva un enorme fabbrica fumante. Quel posto era davvero assurdo in ogni suo dettaglio. Innanzitutto nevicava. Strano visto che da dove arrivavamo non c’era traccia della neve. Poi c’erano delle renne, in una rimessa poco fuori dalla fabbrica. Chi cazzo è che tiene delle Renne come animali domestici? Infine intorno all’edificio erano a lavoro degli strani nanetti vestiti di verde con le orecchie a punta. Sembravano… Elfi. Eravamo tutti e quattro

increduli. Che scherzo era questo? Renne, Elfi e luci natalizie. Impossibile… non potevamo davvero essere finiti nel villaggio di Babbo Natale!

Stavamo discutendo sull’impossibilità di ciò che era davanti ai nostri occhi quando il suono di una macchina attirò la nostra attenzione. Dal SUV scesero tre tizi vestiti da militari. Un uomo uscì dalla fabbrica e li accolse. Era grasso, con la barca e vestiti rossi. Era Babbo Natale.

Restammo a bocca aperta. Dovevamo saperne di più. Decidemmo che saremmo entrati dentro per capire cosa stava succedendo. Silenziosi scivolammo nella fabbrica da una porta sul retro. Ci ritrovammo su un ballatoio. Sotto di noi, centinaia di Elfi costruivano giocattoli e… armi?! Facendo attenzione a restare nascosti scrutammo quei laboriosi esseri costruire bambole e AK-47. Quindi Babbo Natale costruiva armi? Improvvisamente eccolo entrare nel salone sotto di noi, con i tre uomini.

-Io lo conosco quello!- sussurrò i’Quagli indicando uno dei tre -Quello è al-Baghdadi, il capo dell’ISIS. Lo

guardammo tutti stupefatti, più dal fatto che lo riconoscesse che dal fatto che fosse insieme a Babbo Natale.

-Quindi Babbo Natale vende le armi al califfato? -chiesi. Nessuna risposta.

Restammo ad osservare Babbo Natale e il terrorista che chiacchieravano. Poi i’Quaglia si mise a riprendere tutto con il telefono.

-Che cazzo fai?-

-Il mondo deve sapere-

Non aveva tutti i torti. Decidemmo che avremmo mostrato al mondo il vero volto di Babbo Natale. Saremmo diventati famosi e avremmo avuto qualsiasi ragazza. Ad un tratto i quattro sotto di noi decisero di spostarsi. Li seguimmo ma i’Biga, scivolò, il ballatoio crollo e con un tonfo cademmo davanti tutti.

-E voi chi cazzo siete?- chiese il vecchio barbone.

Restammo in silenzio per un paio di secondi, poi i’Dani prese coraggio.

-Siamo quelli che racconteranno al mondo le tue malefatte Babbo Natale!- fece indicando il telefono con cui i’Quaglia aveva ripreso tutto. Era un coglione. Quel barbone vestito di rosso capì subito che avevamo ripreso tutto con i telefonini.

-Maledetti ragazzini! Come pensate che possa permettermi di regalare ad ogni bambino del mondo un giocattolo? I canti natalizi non danno da mangiare agli elfi e con i soldi della sponsorizzazione della Coca-Cola riesco a malapena a pagare le spese di mantenimento!-

Ci guardammo esterrefatti. Nessuno ci aveva mai pensato?

-Cosa avete da dire adesso? Piccoli idioti?-

-Non so… però finanziare il califfato per far avere delle bambole a dei bambini non mi sembra comunque eticamente corretto- risposi

-Già!- mi fece eco i’Dani -e poi se ti consegniamo alle autorità diventeremo famosi e ci faremo il cazzo a punta!- Lo guardammo tutti con sguardo severo.

-Non è quello il punto-

-Però è uno dei punti!-

-Beh essere uno dei punti lo è- constatò i’Quaglia.

-Fanculo! Sono già stanco di voi quattro. Prendeteli!- Ordinò Babbo. Un’orda di elfi ci fu addosso in un secondo. Erano piccoli ma cattivi e determinati. in breve ci sopraffecero. Svenni.

Quando mi risvegliai stavo sbavando in un cespuglio, nel bosco, alle nostre tende. I’Biga, i’Dani e i’Quaglia erano lì con me. Doveva essere stato quel cazzo di acido. Dopotutto non era affatto scadente. La cosa strana, è che, una volta ripresi, ci accorgemmo che sul telefono del Quaglia ogni foto o video era stato cancellato.

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