Mi scordo le cose. Per questo devo scrivere, lasciare tracce. Percorsi, più che altro. Ho bisogno di lasciare qualche segno, qua e là, per raccontare a me stesso che sono passato di qua, che certi momenti sono stati importanti per me da vivere. Sarebbe bello poter dire che niente è andato sprecato, che nulla è perduto veramente. Ma sappiamo che non è così. La nostra nevrosi ci dà l’illusione di recuperare, mettere in ordine, conservare. I libri, i musei, i cataloghi, gli scritti. Figli della nostra ossessione. Siamo gli unici esseri viventi che collezionano oggetti, fanno liste. Misurano il tempo e gli spazi. Convinti che questa modesta attività razionale sia più forte, più efficace dell’istinto che da millenni guida le creature a cercare un riparo dal freddo, a chiedere protezione dalla fame e dalla pioggia. Chi ha insegnato la matematica a una pianta che deve far sbocciare i suoi fiori? Chi ha insegnato le rotte agli uccelli e agli abitanti del mare? Fidarsi dell’istinto che è scritto fin dentro nei codici o provare a soffocarlo usando ragionamenti elaborati da un cervello che contiene a malapena il concetto di tempo e di spazio? Detta così, la risposta dovrebbe essere piuttosto semplice. E invece non è così. L’intelligenza è sopravvalutata.
Ho sognato qualcosa di molto piccolo
che non ha ancora una bocca, ma ha già una voce
che non mangia, eppure si nutre
che non respira ancora, ma cresce e si muove
Qualcosa di molto piccolo
che prima non c'era
ed è parte di me e di te
di me dentro di te
Qualcosa di molto piccolo
è arrivato camminando da un mondo migliore
dove ha toccato i cuori di quelli che erano prima
prima di aprire il suo
La sua energia scuote il tuo corpo
La sua anima riempie grande il mio cuore
Qualcosa di molto piccolo
sta leggendo codici antichi per ricordare il suo nome
e per sussurrarlo al tuo orecchio
per divenire finalmente
Qualcuno
Nothing else matters
RispondiElimina