mercoledì 30 dicembre 2020

CODICI di Francesco Barilli

Mi scordo le cose. Per questo devo scrivere, lasciare tracce. Percorsi, più che altro. Ho bisogno di lasciare qualche segno, qua e là, per raccontare a me stesso che sono passato di qua, che certi momenti sono stati importanti per me da vivere. Sarebbe bello poter dire che niente è andato sprecato, che nulla è perduto veramente. Ma sappiamo che non è così. La nostra nevrosi ci dà l’illusione di recuperare, mettere in ordine, conservare. I libri, i musei, i cataloghi, gli scritti. Figli della nostra ossessione. Siamo gli unici esseri viventi che collezionano oggetti, fanno liste. Misurano il tempo e gli spazi. Convinti che questa modesta attività razionale sia più forte, più efficace dell’istinto che da millenni guida le creature a cercare un riparo dal freddo, a chiedere protezione dalla fame e dalla pioggia. Chi ha insegnato la matematica a una pianta che deve far sbocciare i suoi fiori? Chi ha insegnato le rotte agli uccelli e agli abitanti del mare? Fidarsi dell’istinto che è scritto fin dentro nei codici o provare a soffocarlo usando ragionamenti elaborati da un cervello che contiene a malapena il concetto di tempo e di spazio? Detta così, la risposta dovrebbe essere piuttosto semplice. E invece non è così. L’intelligenza è sopravvalutata.

 

Ho sognato qualcosa di molto piccolo

che non ha ancora una bocca, ma ha già una voce

che non mangia, eppure si nutre

che non respira ancora, ma cresce e si muove

 

Qualcosa di molto piccolo

che prima non c'era

ed è parte di me e di te

di me dentro di te

 

Qualcosa di molto piccolo

è arrivato camminando da un mondo migliore

dove ha toccato i cuori di quelli che erano prima

prima di aprire il suo

La sua energia scuote il tuo corpo

La sua anima riempie grande il mio cuore

 

Qualcosa di molto piccolo

sta leggendo codici antichi per ricordare il suo nome

e per sussurrarlo al tuo orecchio

per divenire finalmente

Qualcuno

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