martedì 30 marzo 2021

CUORE IMMACOLATO di Deborah Foss

L’operatrice del consultorio le era sembrata più una contabile che un’infermiera: le aveva illustrato termini della questione e le aveva dato l’indirizzo a cui rivolgersi. Meglio così: aveva sperato di non dover dare spiegazioni o giustificazioni. Non vedeva l’ora di buttarsi quella faccenda dietro le spalle e non pensarci più.

Quando uscì dall’ambulatorio, il suo sguardo cadde su una ragazza seduta in sala d’attesa. Il suo aspetto non aveva niente di particolare, ma al passante dei pantaloni aveva appeso un rosario.

La ragazza si alzò e le venne incontro.

«Ciao, sono Teresa. Tu come ti chiami?»

«Cosa vuoi da me?», chiese brusca. Il rosario portato come una catena l’aveva resa sospettosa.

«Solo fare due chiacchiere con te.»

«Perché?»

«Vieni, andiamo fuori.»

La seguì in silenzio, decisa a scappare appena uscite in strada. Aveva schivato le domande dell’infermiera, di sicuro non si sarebbe fatta intervistare da un’estranea.

Il parco davanti al consultorio era affollato di mamme con i bambini.

«Ci sediamo su una panchina e chiacchieriamo un po’,» insistette la ragazza.

«Teresa, giusto? Lasciami in pace, cosa vuoi?»

La giovane la fissò. «Non voglio parlare qui sul marciapiede. Hai fretta? Dove devi andare?»

In effetti quel giorno non aveva lezione e si sentiva spossata. I tacchi e l’afa di luglio le avevano gonfiato le caviglie e si sarebbe riposata volentieri. «Va bene, ma solo un attimo.»

Scelsero una panchina all’ombra di un grande ippocastano, lontana dall’area giochi. Le sembrava surreale trovarsi in un parco con una sconosciuta.

«Allora, mi dici come ti chiami?» disse Teresa.

«Laura. Perché ti interessa?»

In quel momento notò sulla maglietta della ragazza una spilla. Aveva al centro un cuore rosso circondato di spine, mentre la sommità era occupata da una fiamma che ardeva intorno a una croce. Teresa seguì il suo sguardo e sorrise.

«È il simbolo del mio gruppo di preghiera, il Cuore Immacolato di Maria che soffre per i peccati degli uomini e delle donne.»

«Tu credi ancora a queste baggianate nel ventunesimo secolo? Non ti vergogni a farti vedere in giro con un rosario appeso ai jeans e con quella spilla ridicola?» Laura rimase senza fiato e si passò una mano sulla pancia.

«Sono una cattolica praticante» disse Teresa, «e sono devota a Maria.»

«Cosa ci facevi al consultorio? Non dirmi che vuoi abortire!» disse Laura.

Teresa si rabbuiò. «Non scherzare. Ogni membro del gruppo deve fare apostolato e io ho deciso di venire al consultorio. Cerco di parlare con le donne che vogliono abortire.»

Laura sentì una goccia di sudore scivolare lungo l’ascella sudata e finire nella stoffa del reggiseno. Prese dalla borsa il volantino della palestra e iniziò a farsi aria. «E come hai fatto a capire che sono una di loro?»

«È Maria che mi guida. Ti ho riconosciuta subito: magra, bella, tacco alto. Piglio sicuro. Non hai guardato in faccia nessuno, ma hai notato il rosario.»

«E questo ti basta per dire che voglio abortire e che magari potrei cambiare idea? Non farmi ridere!»

Ora il ventaglio improvvisato muoveva solo aria bollente di umidità.

«Tu hai una creatura dentro di te, ora. Dovresti seguire l’esempio di Maria, che si è donata a Dio e ha generato suo figlio senza chiedere nulla in cambio.»

«Questa è la storia che da secoli raccontano a noi donne per convincerci che non siamo libere di scegliere. Cosa diceva la tua Maria? “Ecco, sono la serva del Signore.” Beh, io non sono la serva di nessuno.»

«Vedi? Pronunci le sue parole, Maria è dentro di te insieme alla vita che porti in grembo. Forse domani cambierai idea.»

Laura si alzò in piedi. La gonna le si era appiccicata addosso e due macchie scure segnavano le maniche della camicetta. Si sentiva più stanca di quando si era seduta.

Anche Teresa si alzò dalla panchina. «Grazie, Laura, è stato bello parlare con te. Spero di rivederti.»

Laura sentiva le forze scendere lungo le gambe e sparire. Non le veniva in mente nient’altro, aveva l’impressione che davanti a quel cuore immacolato ogni parola potesse sciogliersi nell’afa e perdere significato. Guardò Teresa: non sudava, sorrideva.

«Per ricordare il nostro incontro vorrei regalarti questa.» Teresa si sganciò la spilla e la porse con un’occhiata d’intesa a Laura, poi si allontanò.

Laura rimase immobile, la spilla del Cuore immacolato di Maria adagiata sul palmo della mano spalancata. Le sembrò di sentire un filo di vento in mezzo alla canicola, le foglie dell’albero vibrare sopra di lei. Gettò la spilla in un cespuglio e se ne andò.

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