sabato 30 aprile 2022

QUANTO COSTA L’AMORE di Iris Greotti

“Non puoi comprare il mio amore”, disse Sofia a Davide.

Davide sfiorò con le dita gli orecchini tempestati di diamanti che baluginavano fra la tovaglia bianca e le luci soffuse del ristorante. “Non voglio, infatti. È solo un regalo.”

“Io quei pendenti li conosco”, riprese Sofia a fior di labbra. “Sono della gioielleria in Piazza Cavour e costano quasi cinquecento euro. È un regalo che non posso accettare perché non lo posso restituire.”

L’oro rosa degli orecchini luccicò un’ultima volta prima che Davide richiudesse la scatolina color crema e se la rimettesse in tasca con un sospiro. Sofia e Davide passarono il resto della cena in un silenzio impacciato. Il vuoto fra loro era colmato solo dal tintinnio delle posate sui piatti e dalle chiacchiere attutite di gente sconosciuta. Finirono il vino, consumarono in fretta il dolce e uscirono dal ristorante senza essersi scambiati più di un paio di sorrisi cortesi.

Passeggiarono un po’ sul lungolago commentando vacuamente i locali aperti, la musica triste degli artisti di strada e i cigni sporchi sulla banchina. Fissarono per una ventina di minuti le luci che annegavano nell’acqua profonda e poi si salutarono per non rivedersi mai più.

Qualche tempo dopo Sofia conobbe Aziz in un bar in cui si faceva musica dal vivo. Lui vi lavorava come cameriere per pagarsi i libri dell’università e ogni volta che passava vicino al tavolo di Sofia le rivolgeva un largo sorriso luminoso.

A fine serata Sofia lo aspettò nel parcheggio pieno di erbacce sul retro del locale. Lì, si scambiarono due o tre parole, i numeri di telefono e qualche bacio umidiccio.

Presero a frequentarsi spesso. Si incontravano al bar e poi camminavano fino alle pallide luci dell’alba sull’acciottolato bitorzoluto del loro polveroso paese. Andavano al cinema a godersi l’aria condizionata e bevevano litri di granite alla menta tutte piene di ghiaccio. Ognuno iniziò a parlare di sé all’altro, prima con la voce tremante per la timidezza poi con le parole che uscivano a grappoli per la gioia di essere finalmente ascoltate.

“Ho qualcosa per te”, disse Aziz a Sofia in una vischiosa sera di fine agosto. Quindi tirò fuori dalla tasca un piccolo pacchetto regalo fatto con la carta del giornale. “Spero ti piacciano.”

Gli occhi di Sofia brillarono di curiosità mentre le sue dita stracciavano la carta in una sinfonia di fruscii. A emergere furono un paio di orecchini. Due stelline storte conficcate in un cartoncino su cui nemmeno era scritta la marca. La plastica violetta delle stelle sfavillò insieme ai denti di Sofia scoperti in un radioso sorriso.

“Che belli!”, esclamò indossandoli. Subito dopo vide che sul retro del cartoncino era ancora incollato il prezzo, due euro e cinquanta, e il suo sorriso si allargò anche di più. Guardò Aziz con il cuore che galoppava nel petto.

“Ti amo”, gli disse.

Quella notte, rannicchiata fra le braccia di Aziz, Sofia si svegliò in preda a un fastidio terribile. Andò in bagno in punta di piedi e non le servì più di qualche secondo per rendersi conto che il nichel scadente delle stelline le aveva fatto infezione. Solo allora, con i lobi in fiamme, un prurito atroce e una gran voglia di strapparsi le orecchie, Sofia ripensò per un attimo agli orecchini dorati di Davide.

Fu, però, solo per un attimo.

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