sabato 30 aprile 2022

CARATI E CORTILI di Elena Soprano

Una Milano di carati e cortili. L’ orafo di via Fiori Chiari vende orecchini di alto livello, pezzi da collezione. Un minuscolo equipaggio capitanato da Lucy-Lucia, un’elegante taglia quarantotto in tailleur di marca. Fiamma è la fattorina, cammina cammina e non va da nessuna parte. La prova da superare di questa fiaba sarebbe quella di mollare e trovare altro. Ma il tempo libero che le lascia, la facilità del lavoro l’hanno convinta che di meglio non si trova.

 

Occhi azzurri e barba corta, il sorriso a metà. Elia. Stessa coda a uno sportello bancario. Ci si imbatte in una giornata di freddo polare.

“Freddo, eh?” butta là.

“Boia...”  replica lui come da sotto la banchisa.

Dopo la loro prima chiacchierata al bar l’ha invitata al cinema. Nel fine settimana lavora alla biglietteria di una sala d’essai.

 

Deve ritirare tre paia di orecchini antichi riparati. Entrano due ragazzi con un Cocker, un cucciolo, irresistibile. Fiamma lo accarezza, il cane vuole attenzione, si sdraia sulla schiena. Nel contatto con l’animale ritrova essenzialità, tutto il resto sfuma, c’è solo il qui e ora. Il famoso qui e ora. Istanti di autentico benessere. Ritira gli orecchini e quando apre la tasca dello zaino con il contante per pagare…sgomento, incredulità, ovvietà. Il cane era l’esca e lei ha abboccato. Mille euro volati.

 “Ho un guaio” dice a Elia.

Lo chiama subito, non sapendo che altro fare. Lui replica di preferire i gatti ai cani, ma ride.

“Tu sei matto.”

“Tranquilla, tutto calcolato.”

Fiamma riesce a pagare le riparazioni in serata, Lucy-Lucia non lo saprà mai.

Un prestito, con interesse. In cambio vuole incontrarla. Dopo la moglie non è più stato con nessuna.

E’ morta due anni prima. Una roba fulminante. L’ha vista trasformarsi in stato larvale, marcire.

Sesso per soldi: ma figurarsi. Avventure rimediate in rete, neanche a pensarci. Qui si è inventato l’occasione. E l’occasione, fa l’uomo ladro.

Un po’ di amicizia, un favore, un debito. Aiutami, che io ti aiuto, fammi sentire vivo di nuovo, baby.

 “Perché hai accettato?” le chiede.

“Ero nella merda.  E mi piaci.”

L’ afferra per un polso, l’abbraccia. Goffo. Come se non ricordasse più come si fa. Come se facesse il gesto sperando poi di riaccendersi. Fiamma si ritrova con gli occhiali a ventosa sulla sua spalla, la sua barba la punge, il suo respiro è una specie di rantolo d’asma che diventa sempre più forte e ha i capelli che odorano di shampoo al pino da discount. La stringe. Una fatica.

“Non ce la faccio.” fa lui.

“Neanche io.” dice Fiamma “Se ci si rilassassimo e basta?” Si sdraia sul letto.

“Non posso.” Si stende in terra. Non c’è neanche un tappeto.

“C’è un grillo. È’ qui, da qualche parte. A cosa ti serve un grillo?” le chiede.

“Per situazioni come queste.”

 

Un’estate di pioggia fredda che sembra voler portare via tutto. Fiamma sopra di lui, le mani sotto la sua camicia. Il petto, le spalle, l’attaccatura del collo. Sta saldando il suo debito questa sera dopo tre mesi, gli sta ridando fino all’ultimo centesimo. Ora sarà libero di darsi perché lo vuole. Stesso fiato, stesso respiro. La guarda con occhi che non sembrano più i suoi, non sa cosa veda, non lo vuole sapere.

Una deviazione dalla sua zona e si è fiondata alla Bottega della magia.

Qualcosa non ha girato nel modo giusto. O forse, non ha semplicemente girato. Isa sfiora una carta, aspetta un’intuizione.

“Ferito. Vorrebbe, ma non può. E quando non può, non se lo concede.”

 “Perché?” si chiede. Perché oltre un certo limite di felicità da sola non riesce a spingersi?

Era bello parlare di niente, ascoltare il grillo. Non era innamorato, pensava ancora a lei. E Fiamma adorava questa incrollabilità, questa sfida ingenua a voler essere Romeo per sempre. Avrebbe voluto farla sua, assorbirla per osmosi, era qualcosa che andava oltre qualsiasi percentuale di felicità, qualcosa di bello come Roberto Bolle con una Misty Copland invisibile.

 

Isa prende il mazzo “bestiale”. Mischia senza una parola. Poi, d’un fiato: “Dai, taglia.”

“Sì, bisogna che ci dia un taglio con queste storie a perdere,” pensa Fiamma “una volta per tutte.”

 “Rinoceronte bianco, non esce quasi mai. A cosa ti fa pensare?”

Un animale sgraziato, corrazzato, raro.  Avrebbe preferito un pettirosso. Qualcosa di più semplice da lasciar andare.

“Ho pensato a E.T.” dice dopo un interminabile silenzio.

“Quello di Spielberg?”

“Si” dice con un accenno di sorriso, lo sguardo arreso. “Avevo bisogno di questa specie di E.T. per il mio volo in bicicletta su uno sfondo di luna gigante.” 

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