Jacob
Mallen faceva il correttore di bozze, lo aveva sempre fatto. Riportare ordine
nelle parole stampate era la missione della sua vita, quello che aveva sempre
fatto. Articoli di giornale, libri, pubblicazioni. Scovava errori, refusi,
inesattezze, sbagli di battitura. Ogni volta che una pagina veniva restituita a
nuova vita, qualcosa si accendeva in lui che lo rilassava, lo gratificava e lo
rendeva felice.
Quando
perse sua moglie, Jacob Mallen iniziò a uscire dall'ufficio sempre più tardi.
Accadde quando scoprì internet e le pagine da correggere aumentarono a
dismisura. La gente, tutta la gente scrive sul web. E pone meno attenzione
rispetto a prima, come se la pubblicazione fosse considerata meno importante di
quando viene stampata su carta.
Alla
fine Jacob Mallen a casa non ci tornò più. Il suo lavoro retribuito terminava
alle cinque, ma rimaneva alla scrivania tutta la notte a curare gratuitamente
decine di pubblicazioni, siti web, cataloghi, pagine di ogni tipo. Alla
mattina, qualche minuto prima di riprendere il lavoro, con le occhiaie sempre
più profonde e la schiena più stanca, usciva dall'ufficio per una breve
passeggiata, faceva colazione e rientrava per svolgere il suo lavoro alla casa
editrice che lo stipendiava da 31 anni.
Nel
corso degli anni imparò molte cose, apprese informazioni importanti e fece
spazio nella sua memoria anche per le tante sciocchezze che si leggono ogni
giorno sui più svariati argomenti. Correggeva accenti, parole ripetute,
svarioni grammaticali, parole straniere scritte nelle maniere più strane. Aveva
trovato il suo rifugio e intanto sognava.
Sognava
un giorno di poter vivere nell'aldilà trasferire la sua anima in cervello
elettronico e spaziare nel cosmo virtuale del web e correggere, correggere,
correggere: le notizie inesatte, i commenti sui social web, perfino gli
insulti: che se scritti senza errori e con la giusta punteggiatura sono forse
meno gravi, pensava Jacob. E intanto leggeva, riscriveva e correggeva
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