I vetri sporchi, la
polvere ovunque, puzzo di fumo e mozziconi spenti qui e là in almeno tre
portacenere, quattro bottiglie di whisky facevano del mio ufficio un vero
schifo, una fogna. Non mi potevo permettere una donna delle pulizie e per il
resto me la passavo veramente male. Ormai erano mesi che non vedevo uno
straccio di cliente. Nessuno che avesse bisogno di Sam Watson, nessuno che
avesse bisogno di un detective privato a cento dollari il giorno più le spese.
Eppure sono sempre
stato bravo nel mio mestiere. Con la polizia avevo avuto sempre un buon
rapporto, reciproco se si vuole, come nel caso della bambina scomparsa o in
quello dell'eredità Zabrinsky Tutta roba che era andata sui giornali. Ero lì
seduto in poltrona a chiedermi se era il caso di chiudere l'attività e
trasferirmi a San Francisco.
D'improvviso vidi una
sagoma dietro la porta a vetri. Qualcuno bussò e io come un'automa dissi:
-
Avanti!
L'uomo entrò
nell'ufficio e quando mi vide quasi trasalì.
-
Buongiorno,
si accomodi
Si sedette sulla
sedia, sembrava sfinito, eppure se è venuto da me è per un motivo ben preciso.
Io infatti non sono un supermercato ma un detective.
-
Le
dico subito che i soldi non sono un problema Sig. Watson mi ha fatto il suo
nome il capo della polizia.
-
Che
cosa vuole da me? A che cosa Le servono i miei servigi?
-
Cerco
mia moglie. E' scomparsa da più dio tre settimane. Cosa devo fare? Sto
impazzendo!
-
Lei
è facoltoso signor...
-
Giusto
ancora non le ho detto il mio nome, Patrick Wilson
-
Della
Wilson & Wilson? (Un colosso legato a tutto quello che serve a farsi la
barba, dalle lamette ai saponi dalle schiume ai dopobarba.)
-
Lei
è facoltoso! Ha pensato che sua moglie si sia allontanata volutamente con uno
scopo?
-
No
mia moglie non si allontana senza prima avvisare. Ha una sorella in Italia e
quando va a trovarla si prepara almeno una settimana prima, Mia moglie è molto
metodica.
-
Potrebbe
essere stata rapita per chiedere un riscatto, mi ha appena confermato che lei è
molto facoltoso, non sarebbe la prima volta!
-
Ma
dopo tre settimane? Possibile? Si sarebbero fatti vivi!
-
Si
è vero, ma spesso aspettano per fare calmare le acque. Forse sono troppo
ardito, ma ad un tradimento amoroso ci ha pensato? Una fuga d'amore? Sua moglie
potrebbe avere perso la testa per qualcuno...
-
No
lei non conosce mia moglie e non l'ha mai vista. Nessuno potrebbe scappare con
lei. Si, perché anche se io l'amo con tutto me stesso, mia moglie è
bruttissima. Molto brutta. Brutta che più brutta non si può. Mostruosa ecco!
Rimasi un attimo
interdetto, non era una battuta di spirito il sig. Wilson era serio non stava
scherzando.
-
Ha
una foto di sua moglie?
-
Si
due belle grandi, così si potrà rendere conto della sua peculiarità!
Presi le foto e le
guardai. Si, brutta ma non bruttissima.
-
Non
mi sembra così brutta come dice lei?
-
Si
è vero nella foto migliora. Comunque io so con chi ho a che fare se le dico che
la fuga d'amore è un'idea da scartare a priori!
-
Le
dico subito Mr Wilson che è molto difficile trovare le persone scomparse. Solo
negli Stati Uniti se ne contano migliaia ogni anno. Se ne vanno, spariscono,
forse sono stanchi della loro vita...E' un mistero.
-
Bene
allora io voglio che lei scopra il mistero.
-
Come
si chiama sua moglie?
-
Alessandra,
Alessandra Boretti, è italiana.
-
Mi
dica, sua moglie, oltre lei, chi frequentava?
-
L'unica
cosa che faceva era partecipare alle riunioni di un circolo per la precisione
“Il circolo della buona cucina” di Emma Gallagher. S'incontrano una volta alla
settimana e parlano di ricette, di bon ton. Tutta roba d'altri tempi. Ci va
molto volentieri.
-
Night,
Pub, Niente?
-
Ma
sta scherzando? No, gliel'ho detto! Mia moglie è un tipo casa e chiesa, per
usare una frase fatta.
-
Ok
Mr Wilson, accetto il caso, troverò sua moglie e...
-
...voglio
un rapporto giornaliero, vado al letto molto tardi può chiamarmi anche di
notte.
-
Bene
ogni sera la chiamerò anche se non ci saranno sviluppi.
Wilson si alzò salutò
ed uscì da mio ufficio.
-
Finalmente
si torna a lavorare, potrò pagare alcuni debiti. Ma avrò fatto bene? Avrò fatto
bene ad accettare questo incarico?
Parlavo da solo come
un cretino. Capita, quando si è soli. E anche quando si è cretini. Va bene,
bando alle ciance. Dovevo parlare con la Sig.ra Emma Gallagher. Ma mi serviva
la Macchina da Sceneggiata. Quando si va incontrare gente con i soldi non ti
puoi presentare con la bagnarola con cui vai a fare i pedinamenti. I ricchi
sentono la puzza di povero lontano un miglio. Il piccolo Alan (piccolo era un
complimento, era davvero un nano) dell’autorimessa Thompson faceva al caso mio.
Ogni tanto prendeva a prestito le macchine dai ricconi che posteggiavano le
loro auto a settimane intere e me le dava in gentile concessione quando c’era
qualcuno da impressionare. La Chevy Bel Air che mi dette quella volta era
grande come un vaporetto: azzurra, portiere con bande bianche, cerchioni
cromati giganteschi. Dovevo sembrare un pappone.
Ma mai quanto lo
strano tipo che in teoria doveva essere il maggiordomo di quel villone sulla
Mulholland n° 7212, due piani di color
azzurro chiaro con un bel giardino intorno. Sulla cassetta della posta oltre al
nome Gallagher c'era anche una targa con su scritto “Il circolo della buona
cucina”.
Il maggiordomo era
nero, scarpe lucide, livrea da ammiraglio. Sembrava dovesse mettersi a cantare
Chattanooga Chu chu da un momento all’altro. Era leggermente strabico. Oppure
stava parlando al mio amico invisibile che vedeva soltanto nella sua testona
lucida. Prese il mio biglietto da visita come se stesse decifrando un codice
atzeco. Poi alla scritta “detective”, si ricordò di non avere il permesso di
soggiorno in regola e sfoderò un gran sorriso.
“Si accomodi” mi
disse in perfetto accento del District. Entrai in quello che era il salone
lussuoso più fasullo che avessi mai visto. Entrando sulla sinistra c’era
addirittura una fontana con i puttini, sulla parete era appesa un’imitazione di
un quadro italiano del ‘500: Parmigianino, o uno di quei nomi assurdi, con la
solita divinità greco romana dalla pelle diafana e il cavallo bianco,
sproporzionato, per non dire gigantesco.
Feci a tempo a
poggiare sulla poltrona damascata rossa i miei pantaloni grigi presi a noleggio
che subito schizzai sull’attenti come un soldatino di fronte a un sergente
pazzo in trincea.
Emma Gallagher era
entrata nella stanza. Vestita leggera, elegante. Molto bella, sui quaranta
cinque. Capelli castani, occhi blu. Metteva in soggezione, con quelle labbra
che sembravano due confetti rossi poggiati su una bomboniera. Mi sarei trovato
più a mio agio seduto nella mia Chevrolet, ma non si può entrare in casa della
gente sfondando i vetri, per quanto sia bello il tuo macchinone.
Le porsi il mio
biglietto da visita, senza smettere di fissarle le labbra. Dovevo piantarla di
sembrare un dannato maniaco e darmi una calmata.
-
Posso
offrirle qualcosa da bere?
-
No,
la ringrazio, signora Gallagher.
-
…
Signorina, s’affrettò a precisare
Trasalii. Soltanto a
San Pedro Street avevo visto una commediola sexy con testi tanto scadenti.
Dubitavo però che saremmo finiti a rotolarci nel lettone al piano di sopra.
-
Arrivo
subito al punto, signorina Gallagher. Si tratta della signora Boretti.
-
Oh.
La cara Alessandra. Di che si tratta?
Stavo per iniziare a
raccontare la mia tiritera, quando il maggiordomo entrò con un vassoio. Dentro
di me speravo che con quelle scarpe lucide inciampasse come un tacchino, ma
restò perfettamente in equilibrio e appoggiò il vassoio con due infusi d’erbe
sul tavolinetto di marmo davanti a noi. Di solito non bevo quella roba neanche
sotto minaccia di armi da fuoco, ma Lei sorrideva.
-Lo preparo io. E’
rilassante- disse la signorina Gallagher.
- Lo prendo
volentieri- dissi mentendo con spudoratezza. Ci scommetto che era una vita che
una donna come lei si sorbiva menzogne da parte di meschini idioti come me. Fui
inondato da un odore fruttato alle erbe che avrebbe fatto vomitare anche un
cammello e buttai giù, nella maniera più educata possibile.
-
Le
piace?
-
Molto
rilassante- risposi.
-
Vero?
… Ma mi stava parlando della cara Alessandra che le è successo?
-
E’
scomparsa. Suo marito la sta cercando. Ed è molto preoccupato
-
Ah,
davvero.
Non capivo dove
voleva andare a parare. In condizioni normali le avrei dato ragione e basta. Ma
stavo lavorando, quindi chiesi: - il loro matrimonio… non è felice
La signorina
Gallagher sospirò. Poi con aria cupa rispose: - suo marito non la vedrebbe
neanche se lei si spogliasse davanti ai suoi occhi, in camera da pranzo.
-
Che
intende dire?
-
Che
non la valorizza. Non sa vedere la bellezza che è in lei.
Stavo per replicare, ma mi morsi la lingua.
Dire a una donna bella che la sua cara Alessandra è brutta come una serpe
uscita da una scatolone in soffitta non è una cosa elegante.
-
Beh,
in ogni caso il marito mi è sembrato preoccupato.
-
E
… lui ha provato a cercarla?
-
Ha
incaricato me.
-
Certo.
Capisco.
-
Ho
come l’impressione che lei sappia dove sia.
La signorina Gallagher si piego verso di me.
Una remota parte del mio cervello ipotizzò che volesse baciarmi. Invece si
limitò passarmi un biglietto da visita “Skid Row Dance Hall, Central City East
809”.
Scivolò via dalla
stanza e mi lasciò là come un salame, a immaginarmi le sue labbra a confetto e
la pelle rosata. Dopo qualche minuto mi decisi a levare le tende. Mi sentivo
scombussolato. Ubriaco, quasi: la strada che mi aveva portato laggiù aveva più
curve che all’andata. Visto però che il pomeriggio era passato da un pezzo,
decisi di guadagnarmi la paga giornaliera andando a visitare il locale di Skid
Row. Alla peggio avrei dato un’occhiata a qualche venticinquenne che si
abbarbicava su un palo con il sottofondo di qualche canzone di Sheryl Crow.
Venti minuti dopo ero
là, e il diavolo mi porti all’inferno se non ero rimasto di sasso davanti alla
scena che avevo davanti. C’era la musica, il palo e la femmina che si agitava
al ritmo della canzone. Quella femmina era Alessandra Boretti, vi posso
assicurare che era un bel bocconcino.
Niente a che fare con
la faccia da sparviero della foto che mi aveva dato il marito. Ogni curva era
al posto giusto e anche il viso era molto più che attraente. Nel suo genere,
era uno schianto.
Aspettai che finisse
il suo numero, poi ci parlai.
-
Come
ha fatto a trovarmi?
Insomma, non un
dialogo indimenticabile, per chi fa il mio lavoro. Le domande, sempre le
stesse, e le espressioni del viso di chi scappa. Un misto di ansia, rimorso,
voglia di perdono. In genere se uso gli argomenti giusti, riesco a far tornare
alla tana tutti i coniglietti che scappano. E quello era un gran bel
coniglietto, se proprio devo dire.
L’appuntamento con il
mio cliente, il signor Wilson, era alle nove di quella sera. Giusto il tempo di
dare un’occhiata alle carte, pensavo, invece avevo trovato un regalino. Un
sacchettino profumato, dalla signorina Gallagher. D'improvviso vidi una sagoma
dietro la porta a vetri.
-
L’ha
ritrovata?
-
Sì.
-
Dov’è?
-
Abbiamo
appuntamento qui tra mezz’ora. Si sieda.
-
Se
è per i soldi le assicuro che…
-
Si
sieda.
-
Che
succede? Sta bene?
-
Sta
benissimo. Gradisce un infuso? E’ molto rilassante.
-
No,
se non c’è del gin dentro.
-
Lo
prenda.
Allungai la tazzina verso il mio cliente.
Profumava in modo intenso, ammaliante.
-
Lei
non lo prende?
-
L’ho
già fatto. Lo prepara una mia amica. Erbe aromatiche, un goccio di vino
bordeaux, dulcamara, laudano. Mandragola. Com’è?
-
Molto
… Rilassante.
-
Che
le dicevo? Vede, io non sono qui per farle la predica. Stasera però ho avuto
modo di farmi un po’ i fatti suoi. Le sue amicizie, specie femminili, i suoi
viaggetti. Vede, sono un uomo di mondo.
-
Ma…
-
Mi
lasci finire. Ecco, finisca anche lei il suo infuso. Vede, io lo capisco che
dopo anni di convivenza vengano meno alcune attenzioni, alcuni.. particolari.
Piccoli dettagli che fanno andare via le donne. Non crede? Piccole… vanità.
-
Vanità?
Mia moglie è…
-
Bruttissima.
Orrenda. E’ cosi che me l’ha descritta quando ci siamo incontrati. Ma le donne
sono sempre un po’ streghe, un po’ fattucchiere. In grado di escogitare qualche
piccolo trucco per rendersi di nuovo desiderabili.
-
E’
questo che mi sta dicendo? Che Alessandra se n’è andata per farsi ...
-
Cercare,
certo. Quale donna non lo fa?
Sentimmo bussare alla
porta a vetri. La signora Boretti Wilson entrò nell’ufficio. Il marito restò
fermo a fissarla, a bocca aperta. Avrei potuto sparare un colpo di pistola in
aria, e lui non si sarebbe mosso. Finalmente si decise a parlare.
-
Ma
tu… sei … bellissima!
Lei stava per
rispondere, ma il marito non le lasciò neanche aprire bocca. L’abbracciò con
veemenza, e di lì fu un susseguirsi di miagolii imbarazzanti. Li lasciai
allontanare dalla stanza, avvinghiati come pitoni, tra promesse d’amore e
qualche piccola sconcezza che si perdona a due persone che stanno insieme da
tanti anni. Camminavano stretti, con lui che inciampava di continuo,
scombussolato. Ubriaco, quasi.
Rimasi solo, con i
vetri sporchi, la polvere ovunque, puzzo di fumo, mozziconi spenti qui e là e
bottiglie di whisky. Un vero schifo, una fogna. Afferrai il regalo della mia
nuova amica, la signorina Gallagher, tenendo tra le dita quelle piccole eppure
miracolose erbe. Chiedendomi se la signora Boretti fosse all’oscuro di quel
curioso elisir, o se anche lei, come il marito, desse il merito di quella
ritrovata passione amorosa a un gioco del caso.
Cercai di mettere a
fuoco nella mia testa la signorina Gallagher: era uno schianto anche prima di
bere il suo dannato infuso d’erbe, oppure soltanto dopo? Non riuscivo a
ricordare.
Il telefono squillò.
Una voce roca impastata:
-
Credo
che mio cognato e mia moglie vogliano uccidermi.
La mia vecchia vita da detective scapolo
veniva a reclamarmi. Mi sedetti, pronto ad ascoltare la storia del mio nuovo
cliente.
-
Si
calmi. Mi dica tutto, dissi, accendendomi una sigaretta.
Nessun commento:
Posta un commento