Nel
morso docile di chiaro affluisco corpo a corpi,
per
scansare o per dormire con la Morte;
ad un
frangente saccarifero ecco la colpa,
eppure
d’amore i ricordi mai son troppi!
Se lo
decido io, sono poeta per posizione presa:
poetessa
no, senza la A diventa poet.
Se lo
concerto io, sono poetessa in barba ad ogni barba:
quando
gli ormoni salgono, pronta e’ l’offesa.
Mio
figlio, cinque anni: le parolacce, tutte;
dove le
sente? dove le prende? quando e’ iniziata?
All’Eterno
Volgo, il mio proprio torto, voto:
‘Amore
mio, solo se finte sono brutte.’
Volevo
gia’ da prima andarmene di casa.
Da
questa casa, che mi corrode senza spazio ed il mio spazio rende schiavo.
Ero
gia’ prima, ferma a domande saturnine scabrose e invece ora
da
questa inattuata fuga sono invasa.
S’e’
detto dieci e dieci non saranno.
S’e’
fatto tardi e domani arriva.
Non e’
soltanto costruire ad libitum,
creazione e’ riparare al danno.
Perche’
il perche’ si chiama avverbio,
e’
funzionale se funziona e vive.
Cresci e semini nel sangue; lasciato solo
fra te e Dio rimane acerbo.
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