mercoledì 30 giugno 2021

I TESTARDI di Francesco Mancini

Suono in una boy band. Ci chiamiamo “I Testardi”. Perché? Non lo so.

Ci sembrava figo. Lo disse il batterista dopo una prova quando ci annullavano una data dopo l'altra per il lock down. Disse: “Certo, siamo testardi a continuare a provare con zero date all'orizzonte. Potremmo chiamarci: i testardi.” Tutti pensarono: perché no? Certo era un nome più accattivante de “i figli della clorofilla” che aveva proposto il chitarrista, un tipo romantico un po' new age.

Il batterista è un po' più scoppiettante. Letteralmente: gli piace mettere i petardi nella batteria dal vivo, per fare un casino epocale. Imitando un altro batterista che non vi cito almeno imparate a ripassare un po' di cultura rock. Chi indovina di chi sto parlando vince un biglietto per il prossimo concerto che non c'è. Elettrizzante, no?

Ora, visto che abbiamo sessant'anni suonati ciascuno è un po' un azzardo definirci una “boy band”, questo bisogna ammetterlo, ma il chitarrista ci ha iniziati al pensiero positivo, per cui ci sentiamo dei ventenni e festa finita. E sul palco, con aiuto di integratori, vitamine, bombole da sommozzatore, saltiamo e balliamo davvero come ventenni! Tanto il bassista lavora in misericordia e ci accompagna con l'ambulanza, per essere pronti in caso di problemi. Purtroppo l'ultima volta è svenuto proprio lui e non sapevamo che fare perché è l'unico di noi ad avere la patente. Si è sentito male non per il concerto, ma perché la ex moglie gli ha comunicato la cifra degli alimenti da corrispondere ogni mese e non ha retto. Per fortuna avevamo il respiratore a portata di mano. C'è da capirlo: ha alle spalle quattro divorzi. E lavora solo lui, noi siamo tutti disoccupati.

Stiamo meditando di fuggire a Cuba. A bordo della nostra ambulanza.

Rock'n'roll!

Nessun commento:

Posta un commento