La curandera slava afferma con convinzione che in un’altra vita hai bruciato un villaggio. Te lo ha assicurato accomodando a fatica sul divano il suo corpo espanso, le cui circonferenze difficilmente suggeriscono l’esile figura della giovane ragazza che lei afferma essere stata. Trovo buffo, che una persona con l’apparente capacità di viaggiare nel tempo (come alla fin fine sembra lei si riveli) una in grado di sentire chi altro era in precedenza la persona che ha davanti, debba rimarcare di essere stata, in questa sua stessa vita, altro da quello che appare.
Personalmente
poi, la trovo molto più credibile nel suo corpo di ora, mentre ti suggerisce la
necessità di tuffarti nelle acque del torrente, a quattro chilometri da casa e
rimanervi a mollo per 27 minuti a purificazione della colpa precedentemente
commessa. Fosse lei una ragazza esile e magra, vi leggerei, in questa scelta,
una sorta di demoniaca cattiveria, che la sua tranquillità burrosa invece non
propaga. Evidentemente esistono dei corpi a cui viene concessa più credibilità
di altri, a prescindere, in quanto più inerenti all’ iconografia che il tempo
ha costruito intorno ai ruoli che uno si trova ad agire.
Tornando
a te invece, trovo questa cosa dell’incendio abbastanza coerente con il tuo
modo di essere.
Quel
tuo accalorarti subito alle questioni ed alle persone potrebbe essere spiegata
da una lunga esposizione alle alte temperature?
Certo,
se la metà dei tuoi pazienti sapessero che la loro psicanalista girava con una
torcia di fuoco in mano nelle campagne seicentesche della Bassa Padana, non
credo andrebbero in tranquillità a sedersi su quella bella poltrona di pelle
marrone del tuo studio, in cui si adagiano per provare a ritrovare se stessi o
a seconda dei punti di vista, a dimenticarsi.
Trovo
invece che la proposta di tuffarti nel torrente gelido (presumo a spegnere
eventuali focolai in te…) sia pratica e soprattutto meno costosa di un viaggio
in India; apprezzo che te l’abbia consigliata.
Questa
sua cosa delle vite precedenti poi, la percepisco interessante: mi aiuta a
trovare un senso nelle prove a cui veniamo sottoposti e mi consola molto di più
del cattolicesimo sovrastrutturale di cui siamo pervasi. Volendo fare un
parallelo tra due modalità di approccio alla vita, la questione
dell’immersione, presuppone qui un mettersi in gioco ora, per riparare,
piuttosto che un ingresso in un mondo di accettazione sacrificale in vista di
un premio futuro in un altro spazio. Spazio nell’aldilà a venire poi, la cui
ambientazione immaginifica, per come ci rimbalza dalla nostra cultura
pittorica, ho sempre trovato piuttosto stucchevole.
Chissà
se vede qualcosa anche in me, la curandera, attraverso le pareti, dal momento
che sto in cucina a lavare i piatti mentre tu ti sottoponi a questa seduta
illuminatrice del tuo passato.
Magari
mi chiarirebbe il fatto che per quanto io ti trovi meravigliosa, non riesco a
passare una notte con te senza rimanere a lungo sveglio, allertato per un
qualcosa che non mi riesco a spiegare.
Oppure
mi illuminerebbe sul mio innervosirmi fortemente quando qualcuno mi tocca,
anche leggermente, la gola, all’altezza del pomo di Adamo; sento quasi una
scossa elettrica che mi attraversa il corpo. Non credo sia una questione di
chakra chiuso, come ha detto la maestra di tantra da cui siamo andati per un
mese e mezzo, ottenendo, per quanto mi riguarda, un’infiammazione alla schiena
ed un unico singolo orgasmo un po’ più lungo del solito. Penso sia qualcosa di
più profondo, che in effetti potrebbe avere a che fare con una mia vita
precedente.
Ma
alla fin fine tutto ciò mi interesserebbe il giusto.
Ritengo
che la ricerca di se stessi che avidamente molti perseguono, spesso conduce in territori che non dovremmo
praticare, per sanità mentale, in primis, ma anche fisica.
A
conferma di questa ipotesi posso ascrivere cose come la Francigena, che mi ha
chiarito solo la toponomastica di vesciche possibili sotto i piedi o quella
giornata trascorsa ad abbracciare gli alberi, in Val Pusteria, riempiendoci
inconsapevolmente di formiche, di cui abbiamo poi popolato casa, una volta
rientrati.
Trovo
ammirevole il tuo mettere in discussione un percorso di studi universitari
faticosamente realizzato sopravvivendo in un monolocale di Bologna,
integrandolo con lo sperimentare altre strade possibili per la guarigione dei
mali affioranti.
E’
sicuramente un valore aggiunto, come si usa dire, una possibilità in più per
cercare di capire le persone che si affidano a te. Per questo ho sempre
accettato queste tue frequentazioni di personaggi improbabili, quali quel
pranoterapeuta calvo in tuta dell’Adidas che voleva convincerci di essere in
grado di curare la mia sciatica con la semplice energia delle sue mani. O
quella eremita isolata in quel bosco dell’Alta Lucania, con i suoi thè
allucinogeni che mi hanno fatto sognare cartelle di Equitalia per tre notti di
fila.
Invidio
la tua capacità di trovare sempre il lato positivo, in tutte queste esperienze
che io reputo poco più che una perdita di tempo. Ogni volta ne sei uscita
arricchita, magari anche di una cosa minima, che hai saputo aggiungere al tuo
modo di stare nello spazio che ti sei ritagliata nel mondo.
Sento
ora la voce della curandera prescriverti un ulteriore rito liberatorio
successivo, con la stessa emotività inesistente con cui professionalmente il
mio medico di base mi prescrive gli esami per il colesterolo. Mi sarei
aspettato una sua partecipazione maggiore, qualcosa del tipo rotolarsi sul tappeto
sputando frasi in un linguaggio incomprensibile o che arrivasse in cucina
saltellando e mi coinvolgesse in una danza balcanica. Ma mi rendo conto di
piegarmi anch’io all’iconografia che tanto critico nel versante cattolico.
E
comunque oggi mi va bene così.
Mi
rasserena l’essere finalmente escluso da coinvolgimenti potenzialmente
pericolosi, quali il dormire su di una amaca nella foresta pluviale, circondato
da sibili e rumori sconosciuti, nel tentativo di mettersi in contatto con non
so quale spirito brasiliano: che per inciso, anche se avesse parlato a me
anziché a te, avrebbe dovuto fare i conti con la mia incapacità di comprensione
del portoghese.
Alla
lunga hai accettato questa mia idiosincrasia al magico, allo spirituale, alla
messa in discussione delle mie belle razionali convinzioni con le quali
continuo a guidare la mia vita. Mi rendo conto che la cosa non ti fa piacere,
ma mi ripeti sempre che il nostro è un legame che ha attraversato il tempo; ed
io mentre mi baci , appena appena ci credo.
La
curandera esce dalla stanza e prima di andarsene mi fissa intensamente per un
attimo.
-
Mi
dispiace, era la legge del mare –
E
di colpo, mentre lei richiude la porta mi vedo, dondolare nel vento, la corda
al collo, appeso al pennone più alto di una nave pirata. E voi due che sul
ponte sogghignate, nelle vostre divise della Reale Marina Inglese.
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