mercoledì 30 settembre 2020

CURANDERIE di Andrea Mitri

La curandera slava afferma con convinzione che in un’altra vita hai bruciato un villaggio. Te lo ha assicurato accomodando a fatica sul divano il suo corpo espanso, le cui circonferenze difficilmente suggeriscono l’esile figura della giovane ragazza che lei afferma essere stata. Trovo buffo, che una persona con l’apparente capacità di viaggiare nel tempo (come alla fin fine sembra lei si riveli) una in grado di sentire chi altro era in precedenza la persona che ha davanti, debba rimarcare di essere stata, in questa sua stessa vita, altro da quello che appare.

Personalmente poi, la trovo molto più credibile nel suo corpo di ora, mentre ti suggerisce la necessità di tuffarti nelle acque del torrente, a quattro chilometri da casa e rimanervi a mollo per 27 minuti a purificazione della colpa precedentemente commessa. Fosse lei una ragazza esile e magra, vi leggerei, in questa scelta, una sorta di demoniaca cattiveria, che la sua tranquillità burrosa invece non propaga. Evidentemente esistono dei corpi a cui viene concessa più credibilità di altri, a prescindere, in quanto più inerenti all’ iconografia che il tempo ha costruito intorno ai ruoli che uno si trova ad agire.

Tornando a te invece, trovo questa cosa dell’incendio abbastanza coerente con il tuo modo di essere.

Quel tuo accalorarti subito alle questioni ed alle persone potrebbe essere spiegata da una lunga esposizione alle alte temperature?

Certo, se la metà dei tuoi pazienti sapessero che la loro psicanalista girava con una torcia di fuoco in mano nelle campagne seicentesche della Bassa Padana, non credo andrebbero in tranquillità a sedersi su quella bella poltrona di pelle marrone del tuo studio, in cui si adagiano per provare a ritrovare se stessi o a seconda dei punti di vista, a dimenticarsi.

Trovo invece che la proposta di tuffarti nel torrente gelido (presumo a spegnere eventuali focolai in te…) sia pratica e soprattutto meno costosa di un viaggio in India; apprezzo che te l’abbia consigliata.

Questa sua cosa delle vite precedenti poi, la percepisco interessante: mi aiuta a trovare un senso nelle prove a cui veniamo sottoposti e mi consola molto di più del cattolicesimo sovrastrutturale di cui siamo pervasi. Volendo fare un parallelo tra due modalità di approccio alla vita, la questione dell’immersione, presuppone qui un mettersi in gioco ora, per riparare, piuttosto che un ingresso in un mondo di accettazione sacrificale in vista di un premio futuro in un altro spazio. Spazio nell’aldilà a venire poi, la cui ambientazione immaginifica, per come ci rimbalza dalla nostra cultura pittorica, ho sempre trovato piuttosto stucchevole.

Chissà se vede qualcosa anche in me, la curandera, attraverso le pareti, dal momento che sto in cucina a lavare i piatti mentre tu ti sottoponi a questa seduta illuminatrice del tuo passato.

Magari mi chiarirebbe il fatto che per quanto io ti trovi meravigliosa, non riesco a passare una notte con te senza rimanere a lungo sveglio, allertato per un qualcosa che non mi riesco a spiegare.

Oppure mi illuminerebbe sul mio innervosirmi fortemente quando qualcuno mi tocca, anche leggermente, la gola, all’altezza del pomo di Adamo; sento quasi una scossa elettrica che mi attraversa il corpo. Non credo sia una questione di chakra chiuso, come ha detto la maestra di tantra da cui siamo andati per un mese e mezzo, ottenendo, per quanto mi riguarda, un’infiammazione alla schiena ed un unico singolo orgasmo un po’ più lungo del solito. Penso sia qualcosa di più profondo, che in effetti potrebbe avere a che fare con una mia vita precedente.

Ma alla fin fine tutto ciò mi interesserebbe il giusto.

Ritengo che la ricerca di se stessi che avidamente molti perseguono, spesso  conduce in territori che non dovremmo praticare, per sanità mentale, in primis, ma anche fisica.

A conferma di questa ipotesi posso ascrivere cose come la Francigena, che mi ha chiarito solo la toponomastica di vesciche possibili sotto i piedi o quella giornata trascorsa ad abbracciare gli alberi, in Val Pusteria, riempiendoci inconsapevolmente di formiche, di cui abbiamo poi popolato casa, una volta rientrati.

Trovo ammirevole il tuo mettere in discussione un percorso di studi universitari faticosamente realizzato sopravvivendo in un monolocale di Bologna, integrandolo con lo sperimentare altre strade possibili per la guarigione dei mali affioranti.

E’ sicuramente un valore aggiunto, come si usa dire, una possibilità in più per cercare di capire le persone che si affidano a te. Per questo ho sempre accettato queste tue frequentazioni di personaggi improbabili, quali quel pranoterapeuta calvo in tuta dell’Adidas che voleva convincerci di essere in grado di curare la mia sciatica con la semplice energia delle sue mani. O quella eremita isolata in quel bosco dell’Alta Lucania, con i suoi thè allucinogeni che mi hanno fatto sognare cartelle di Equitalia per tre notti di fila.

Invidio la tua capacità di trovare sempre il lato positivo, in tutte queste esperienze che io reputo poco più che una perdita di tempo. Ogni volta ne sei uscita arricchita, magari anche di una cosa minima, che hai saputo aggiungere al tuo modo di stare nello spazio che ti sei ritagliata nel mondo.

Sento ora la voce della curandera prescriverti un ulteriore rito liberatorio successivo, con la stessa emotività inesistente con cui professionalmente il mio medico di base mi prescrive gli esami per il colesterolo. Mi sarei aspettato una sua partecipazione maggiore, qualcosa del tipo rotolarsi sul tappeto sputando frasi in un linguaggio incomprensibile o che arrivasse in cucina saltellando e mi coinvolgesse in una danza balcanica. Ma mi rendo conto di piegarmi anch’io all’iconografia che tanto critico nel versante cattolico.

E comunque oggi mi va bene così.

Mi rasserena l’essere finalmente escluso da coinvolgimenti potenzialmente pericolosi, quali il dormire su di una amaca nella foresta pluviale, circondato da sibili e rumori sconosciuti, nel tentativo di mettersi in contatto con non so quale spirito brasiliano: che per inciso, anche se avesse parlato a me anziché a te, avrebbe dovuto fare i conti con la mia incapacità di comprensione del portoghese.

Alla lunga hai accettato questa mia idiosincrasia al magico, allo spirituale, alla messa in discussione delle mie belle razionali convinzioni con le quali continuo a guidare la mia vita. Mi rendo conto che la cosa non ti fa piacere, ma mi ripeti sempre che il nostro è un legame che ha attraversato il tempo; ed io mentre mi baci , appena appena ci credo.

La curandera esce dalla stanza e prima di andarsene mi fissa intensamente per un attimo.

-    Mi dispiace, era la legge del mare –

E di colpo, mentre lei richiude la porta mi vedo, dondolare nel vento, la corda al collo, appeso al pennone più alto di una nave pirata. E voi due che sul ponte sogghignate, nelle vostre divise della Reale Marina Inglese. 

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